Le Sacre Scritture parlano al maschile. Non è un difetto né un limite, è solo nelle regole dei tempi. I ruoli di uomo e donna sono distinti e separati anche se indissolubilmente fusi qui e altrove: i testi si rivolgono al “maschio” riescono a farlo servendosi di lettere “femmine”. “Le lettere ebraiche sono femminili. Il corpo scritto della Torà, affidato all’albero di trasmissione maschile, è composto di cellule femminili, perciò è vivo e mette fuori getti nuovi a ogni lettura, in ogni generazione. Perfino la scrittura sacra, l’ambito più strettamente maschile, è costituito di vita femminile grazie alle lettere”.
De Luca studia e traduce testi biblici da autodidatta arrivando ad offrirci trasposizioni più spartane di quelle ufficiali eppure così pure e crude da rendere il senso di ogni parola ancora più penetrante. Porzioni tradotte di Libro che lo aiutano, anche ne “Le sante dello scandalo”, a sviscerare l’anima stessa del testo e a comprendere l’essenza autentica delle parole alle quali è affidato il messaggio divino.
La separazione tra gli uomini e le donne, con un netto predominio dei primi, in questo libro si stempera. E a De Luca di nuovo tutto il merito di aver prestato attenzione alle donne. Cinque donne. Prima di lui Matteo le aveva incluse, uniche in un elenco tutto maschile, nel gruppo delle quarantadue generazioni che intercorrono tra Abramo e Ieshu/Gesù, “perché quarantadue sono le tappe del viaggio di Israele nella via verso la libertà e la terra promessa, dal campo base di Ramses fino alla pianura di Gerico”. Sono donne speciali perché hanno scelto di fare propria una fede, quella ebraica, anche andando a cozzare contro le fedi acquisite per nascita. Il politeismo, nel Mediterraneo, è la regola mentre l’ebraismo somiglia ad un affronto: “Il politeismo non ha numero chiuso, è democratico, le liturgie diverse coesistono senza sopraffarsi. Arriva invece la monarchia esclusiva della divinità unica e sola. Fa breccia in mezzo al fitto degli altari per rovesciarli, dichiararli spenti”. E prima che il Messia sia pronto a manifestarsi ci sono donne e grembi necessari al suo avvento: Tamàr la Cananea, Rahav di Gerico, Rut la Moabita, BatSheva/Betsabea e Miriam/Maria madre di Ieshu/Gesù. E l’idea che anche il Messia sia un meticcio dovrebbe restarci in mente costantemente.
Tamàr la Cananea è promessa sposa ad uno dei figli di Giuda, il quarto figlio di Giacobbe/Israele. Lo sposo muore, le nozze non si celebrano ma lei vuole a tutti i costi divenire una figlia di Israele. Quindi si traveste da prostituta e tenta lo stesso Giuda riuscendo a rimanere incinta. Dovrebbe essere arsa viva ma la sua giustezza, ancora più elevata di quella del suocero, riesce a salvarla dalla punizione prevista. “Tamàr ha toccato il suo traguardo, essere madre in Israele”.
Rahav di Gerico è una prostituta che sceglie di non consegnare due spie inviate da Giosuè/Iehoshùa per cercare di conquistare la fortificata città di Gerico. La donna nasconde i due uomini in casa sua e si schiera dalla parte di Israele. Rahav “si consegna passando per il tradimento del suo stesso popolo, ma salvando quelli del suo sangue”. Giosuè la salverà e, secondo le Scritture, la farà sua sposa. Commenta a chiusura De Luca: “Il massimo condottiero militare di Israele, guida del popolo e ricevitore dei dispacci della divinità, sposa una prostituta straniera. La storia sacra ha molti pregiudizi in meno della nostra storia profana”.
Rut la Moabita sposa uno dei figli di Elimélékh, primo ebreo della diaspora. Quando gli uomini della famiglia muoiono, Rut è invitata a tornarsene nella sua casa d’origine ma non vuole. Rut si attacca alla suocera Noemi, vuole seguirla fino in Israele: “Per amare Iod tuo Elohim”. Tornate a Bet Lè-hem Rut viene spinta dalla stessa Naomi a giacere con il ricco e anziano Boàz. Lui la sposerà ed avrà da lei un figlio, Oved, il nonno di re Davide.
BatSheva/Betsabea è la donna bellissima di cui si innamorò re Davide. Lei è già moglie di Uria, guerriero ittita al servizio del re, ma lo tradisce perché innamorata follemente di Davide. Il sovrano fa uccidere Uria per poterla avere per sé. Ma dalla loro storia, che si macchia di morti e destino perverso, nascerà Shlomò, Salomone, il “più raro re di Israele”.
Miriam/Maria è la ragazza che si ritrova incinta e, per Legge, da considerare un’adultera da condannare a morte per lapidazione. La fede e l’amore di Ioséf/Giuseppe la salva fino a renderla sua sposa. Nonostante il deserto che le si fa intorno, Miriam/Maria dà alla luce un figlio “in una capanna senza nessun aiuto, al chiaro di una stella, vagante e solitaria come lei nello spazio”.
Cinque donne che fanno scandalo, che inciampano in una trasgressione e, proprio per questo, in pieno diritto di rientrare nella storia fondante del popolo di Israele. Figure rivoluzionarie che hanno avuto la forza di imporsi con ogni possibile mezzo alla Legge applicata dagli uomini. Pur disobbedendo hanno reso quella stessa legge ancora più viscerale e totalizzante di quanto non fosse, superandone i limiti e disintegrandone i paradossi.
Edizione esaminata e brevi note
Erri (Enrico) De Luca nasce a Napoli nel maggio del 1950. E’ entrato a far parte di Lotta Continua di cui è stato responsabile del servizio d’ordine. Ha lavorato come magazziniere, operaio, manovale, camionista sia in Italia che in Francia e in Africa. Il suo primo libro, “Non ora, non qui” viene pubblicato nel 1989. Da autodidatta ha imparato e studia diverse lingue, tra cui l’ebraico per conoscere e tradurre la Bibbia. Amante della montagna e buon alpinista, Erri De Luca è autore di numerosi romanzi, ha curato vari studi su testi biblici e collabora con diverse testate giornalistiche.
Erri De Luca, “Le sante dello scandalo“, Editrice La Giuntina, Firenze, 2011.
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