Bed & Breakfast Lorien House, 19 Agosto 2016
La fortuna continua ad assisterci, nonostante Fort William sia il luogo con il più alto tasso di precipitazioni della Scozia, anche oggi splende il sole. Consumiamo rapidamente una colazione a base di tè e biscotti e poi camminiamo fino alla stazione degli autobus, dove prendiamo quello che ci porta a Fort Augustus, sulla sponda ovest del lago di Loch Ness. L’autobus è in leggero ritardo, il guidatore si scusa e ci dice che lui in verità è il sostituto e che l’hanno chiamato solo un quarto d’ora fa. In effetti ha proprio la faccia di uno che è stato buttato giù dal letto. Vorremmo fare il biglietto ma ci dice che la macchinetta non funziona e che quindi oggi non dovremo pagare nulla.
Il viaggio dura meno di un’ora, la strada corre parallela al Caledonian Canal, il canale artificiale che grazie ad un sistema di chiuse attraversa la Scozia da est ad ovest, collegando l’Oceano Atlantico al Mare del Nord. Sulla nostra sinistra vediamo il Loch Lochy, un tipico loch scozzese lungo e stretto.
Fort Augustus in origine apparteneva allo stesso sistema difensivo di Fort William; sorgeva sul crocevia di quattro importanti strade militari e sulle sponde del Caledonian Canal, che qui presenta una successione di sei chiuse che fanno compiere alle barche un dislivello di tredici metri. Il villaggio è molto piccolo e si concentra intorno alla strada principale che arriva da Fort William, attraversa un ponte mobile sopra il canale e poi prosegue lungo le rive del Loch Ness fino alla città di Inverness, capoluogo della regione e nostra meta di domani.
L’autobus ci lascia a pochi metri dal ponte mobile. Il vano bagagli dell’autobus non vuole saperne di aprirsi, per fortuna ne esiste uno più piccolo sull’altro lato ma è troppo stretto per l’autista. Elena deve strisciarci dentro e recuperare i nostri bagagli. L’autista si scusa di nuovo per l’inconveniente e sembra piuttosto sconsolato, lo ringrazio per la disponibilità e gli auguro un buon resto di giornata.
Troviamo il nostro alloggio senza troppi problemi. A Fort Augustus non esiste un ostello e così abbiamo ripiegato sul Bed & Breakfast più economico che siamo riusciti a trovare: si presenta come una normale casa britannica, ad aprirci è una signora alta, con un viso molto grande ed un’espressione gentile da mamma. Siamo in anticipo, lei e suo marito stanno ancora pulendo la casa, lasciamo quindi i nostri bagagli e usciamo per esplorare i dintorni.
Ci procacciamo un pranzo nel minimarket della stazione di servizio, l’unico in città, e poi passo all’ufficio turistico per avere qualche informazione su possibili passeggiate nei dintorni. Quando esco noto che le chiuse sono in funzione per far passare un paio d’imbarcazioni e così ci avviciniamo. Il funzionamento è presumibilmente lo stesso di tutte le chiuse nel resto del mondo: la barca entra nella vasca, le paratie mobili dietro si chiudono e l’acqua comincia ad uscire dai boccaporti dell’altra paratia, riempiendo la seconda vasca, facendo così abbassare la barca che dopo cinque vasche può finalmente continuare la navigazione lungo il Caledonian Canal o il Loch Ness. Il procedimento è interessante da vedere e infatti molti turisti sono accorsi lungo le sponde del canale. Anche qui l’acqua è particolarmente scura, ma non sembra sporca, credo che semplicemente i tratti del suo colore naturale.
Lasciamo le chiuse, oltrepassiamo il ponte mobile e prendiamo il sentiero che costeggia l’ultimo breve tratto di canale prima del lago. Alla fine del percorso il panorama si apre su un piccolo promontorio, davanti a noi, in tutta la sua magnificenza, il lago di Loch Ness.
Fin da quando ero un bambino con la fissa dei dinosauri e dei grandi mostri, ho sempre voluto visitare il lago dove si pensa ne viva uno. Da allora ho visto innumerevoli documentari e film e letto decine di articoli sul tema. La fine dell’infanzia si è portata con sé la convinzione dell’esistenza di Nessie, ma non ho mai perso la speranza di riuscire un giorno a venire qui. Finalmente lo posso spuntare dalla lista dei luoghi da visitare assolutamente, lista che tra gli altri comprende ancora l’Iran, il monte Babadag in Azerbaigian e l’altopiano del Pamir in Tagikistan.
Inutile negarlo, anche il più convinto razionalista e detrattore del mostro, non può fare a meno di trasalire vedendo un’increspatura o un riflesso strano sulla superficie del lago. L’autosuggestione è inevitabile e non si può arrivare qui completamente imparziali. Io personalmente mi sono convinto che non esistano prove sufficienti per dire che qui viva una bestia preistorica, tuttavia riconosco di avere un margine di dubbio e mi piace pensare che nel profondo, tutti sperino che sotto queste acque scure si nasconda un animale antico e misterioso. Non c’è niente di male nella speranza di trovare ancora dell’ignoto in questo mondo di cui ci sembra di sapere tutto solo perché lo possiamo vedere sullo schermo del nostro computer.
La Scozia è una terra che ha dato vita ad una miriade di leggende e storie di animali bizzarri che la abitano. Il caso di Loch Ness è solo il più famoso: il primo avvistamento risale al V secolo e a confrontarsi col mostro fu San Columba, che riuscì a scacciarlo a suon di preghiere. Da allora non ci furono più casi simili, se non qualche sporadico avvistamento dei primi anni ’30. Le vere luci della ribalta si accesero sul lago solo nel 1933, quando un giornale locale pubblicò la storia di una coppia che aveva scorto una grossa creatura che sguazzava tra le acque. Questa testimonianza venne ripresa dai quotidiani di tutto il paese e nei mesi successivi gli avvistamenti si moltiplicarono. Nel 1934 venne pubblicata la famosissima foto in bianco e nero dove si vede un’ombra dalle forme sinuose e con una lunga protuberanza simile ad un collo che nuota sulla superficie del lago. Era così convincente che diventò una specie di prova definitiva dell’esistenza di Nessie, tuttavia nel 1994 il figliastro dell’uomo che la scattò confessò che si trattava di un falso e che il mostro era in realtà un sottomarino giocattolo. Dal 1934 gli avvistamenti sono gradualmente calati, ma non sono mai cessati. Le teorie, scientifiche e non, riguardo al mostro sono innumerevoli e negli anni sono pure state condotte alcune ricerche con tanto di sonar lungo tutta la superficie del lago, che però non hanno dato nessuna prova della sua esistenza. Nel frattempo attorno a questa leggenda è nata una fiorente industria turistica e forse questo spiega perché ancora oggi appaiano regolarmente notizie riguardanti avvistamenti del mostro. Musei, parchi a tema, centri informativi, gite in barca con tanto di sonar e negozi di souvenir: il giro d’affari intorno a Nessie ha sicuramente giovato agli abitanti della zona.
A parte il mostro e tutto ciò che vi è collegato, Loch Ness resta comunque un bellissimo lago e a parer mio vale la pensa visitarlo solo per godere della sua bellezza, che è esattamente quello che facciamo noi dal piccolo promontorio dove ci troviamo. Il cielo è sereno ma non riusciamo comunque a vedere la riva opposta, questo ci sorprende visto che è lungo ben trentasette chilometri. Le sponde laterali declinano più o meno dolcemente verso l’acqua, mantenendo sempre una vegetazione verdissima. Un vento fresco soffia da est e increspa l’acqua.
Lasciamo il promontorio e prendiamo uno dei sentieri suggeriti nella mappa che mi hanno dato all’ufficio turistico. Percorriamo una vecchia strada militare che sale su una delle colline che costeggiano il lago e che poi si unisce ad un altro sentiero che torna a Fort Augustus. La strada militare in questione venne costruita nel 1755 e serviva per collegare il villaggio ad alcune caserme. Oggi è solo uno stretto sentiero poco battuto che sale ripido attraverso la folta vegetazione. Dopo circa quaranta minuti il sentiero si unisce ad una strada bianca dritta che ci riporta in vista del lago. Intorno a noi la vegetazione passa da foresta ad altopiano, non incrociamo nessuno, tranne un camion diretto a valle che ci suona il clacson in segno di saluto ed un minuscolo roditore dal muso allungato che corre sulla strada. Ogni tanto abbiamo dei begli scorci sul lago, che anche dall’alto non perde il suo fascino e la sua bellezza.
Il sentiero scende di nuovo verso la strada statale che costeggia il lago, qui troviamo una zona pic-nic dove ci fermiamo a mangiare. Purtroppo però non siamo più soli: arrivano i midges, i fastidiosissimi moscerini che d’estate infestano le zone più umide della Scozia. Sono minuscoli e la loro puntura non è dolorosa, ma sono tanti e se si sta fermi attaccano senza pietà. Mangiamo in fretta e poi ripartiamo verso Fort Augustus, nel frattempo è iniziata a cadere una leggerissima pioggia, è la prima da quando siamo arrivati, direi che siamo stati comunque molto fortunati. Per strada incontriamo un signore che ci aveva sorpassato pochi minuti prima, ora sta tornando indietro con aria spaesata e ci chiede se conosciamo la strada per Fort Augustus. Gli dico che in teoria dovrebbe essere nella direzione da cui è appena arrivato e che visto che ci stiamo andando pure noi può accompagnarci.
Sembra un personaggio interessante ma allo stesso tempo innocuo. Parla velocemente senza il tipico accento scozzese e quindi riesco a capirlo: viene da Inverness e quando viene a sapere che siamo italiani dice di aver visitato Venezia, Milano, Roma, Firenze e Bologna. Quest’ultima gli è particolarmente piaciuta e vorrebbe tornarci un giorno. Penso che sia in pensione perché ci racconta in rapida successione dei suoi recenti viaggi in giro per l’Europa e per il mondo. Sua figlia vive in Australia e la va a trovare almeno una volta all’anno e tra una settimana ospiterà un suo amico americano con il quale percorrerà un pezzo della West Highland Way. Ci dà anche qualche consiglio su cosa fare ad Inverness, ci suggerisce un paio di pub dove la sera c’è buona musica e un ristorante. Gli piace parlare e, anche se provo ad inserirmi tra una frase e l’altra, il mio contributo alla conversazione è comunque limitato.
Ci lasciamo alla fermata dell’autobus, noi andiamo a scaldarci con una cioccolata calda e lui invece a mangiare qualcosa. Fuori dal bar vediamo degli italiani il cui accento mi risulta familiare, sono chiaramente veneti e quasi per risolvere ogni mio dubbio uno di loro tira una sonora bestemmia contro la pioggia. Quando usciamo non piove più; torniamo verso il lago ma questa volta percorriamo il sentiero lungo l’altro lato del canale. Da qui partono le gite in barca alla ricerca di Nessie, in coda per salire vediamo una numerosa comitiva di asiatici, tutti armati di macchine fotografiche o giganteschi telefoni.
Sullo spiazzo alla fine del sentiero c’è un piccolo ristorante che offre ai suoi ospiti una vista mozzafiato sul Loch Ness. Un piccolo terrapieno permette di camminare a pochi centimetri dalla superficie. La visuale è ovviamente molto simile a quella che si ha dall’altro lato del canale, tuttavia ora il cielo è coperto e il vento è più forte, questo dona al lago un’atmosfera più cupa, quasi minacciosa, anche se ugualmente bella.
Torniamo dall’altro lato del canale per fare una cosa che Elena ha in mente da ieri: mettere i piedi nella gelida acqua del lago, che anche a dieci metri dalla riva è profonda solo pochi centimetri. Dietro di noi arriva una famiglia indiana che vedendoci decide d’imitarci. Mentre scatto una foto ad Elena un signore danese appena arrivato le urla per scherzo:”Attenta alle spalle!” Elena con la sua solita salace prontezza risponde: “Il vero mostro ce l’ho davanti”, riferendosi naturalmente al suo caro fratellone.
Con i piedi rinfrescati torniamo al B&B. La nostra stanza è pronta, la signora ce la mostra e ci illustra le opzioni per la colazione. Io scelgo del salmone affumicato con uova in tegame, Elena invece preferisce la colazione tradizionale scozzese. La stanza è splendida: pulitissima, con i mobili in legno, il bagno splendente ed una finestra con vista lago. C’è addirittura la televisione e così ne approfittiamo per vedere qualche gara delle Olimpiadi.
Fuori ha ricominciato a piovere, io però non voglio restare qui e sprecare preziose ore di luce, così tiro fuori la giacca a vento ed esco: sulla mappa dell’ufficio turistico ho scoperto un breve percorso che m’ispira molto.
Per qualche minuto cammino lungo la strada statale verso Fort William, qui trovo un originale cartello triangolare che mette in guardia gli automobilisti sul possibile attraversamento di persone anziane. Poco dopo giro a sinistra lungo una stretta strada asfaltata che costeggia un muro di pietra dietro al quale pascolano delle pecore.
In pochi minuti arrivo al cimitero di Kilchumein, anch’esso circondato da un muretto di pietra. Le tombe sono in ordine sparso e, a giudicare dalla quantità di muschio che le ricopre, non devono essere molto recenti. L’erba è molto curata e tra le tombe spunta qualche albero.
Esco da un passaggio nel muretto di pietre e continuo lungo un sentiero completamente coperto dagli alberi. Quando questi si diradano mi ritrovo a camminare tra due prati pieni di pecore. Un cartello scritto a mano comunica che i cani da guardia non sono pericolosi e che se abbaiano è solo perché sono annoiati e contenti di vedere qualcuno. Le mie esperienze con i cani da pastore caucasici, molto aggressivi e minacciosi, mi spingono a dubitare di quel cartello, per fortuna però non arriva nessun cane.
Il sentiero si unisce ad un’altra strada sterrata che poco dopo passa sopra il fiume Tarff. Giro a sinistra e arrivo su un sentiero che costeggia dei campi. Piove ma sono gocce piccole e non danno fastidio. Il silenzio è rotto solo da qualche uccello e dal vento tra la vegetazione. All’improvviso però, venti metri davanti a me, qualcosa esce veloce da un cespuglio e poi vola via. Un maledettissimo fagiano che per poco non mi causa un infarto.
Il sentiero prosegue fino a raggiungere la strada asfaltata che porta a Fort Augustus. Prima di tornare però faccio una deviazione e raggiungo le sponde del lago. Trovo una stretta spiaggia di sassi coronata da qualche albero, sulla sinistra vedo quel che resta di un vecchio recinto di legno. Mi rendo conto che questo è il punto più occidentale del lago, una delle sue due estremità. Mi siedo ad ammirarlo, gustandomi una mela che mi sono portato per merenda. Potrei restare qui a lungo ad ammirare un paesaggio che ho immaginato per anni, ma sono assalito dai midges e non resisto più di qualche minuto. Torno indietro e in sono di nuovo in camera.
La sera andiamo a cenare in uno dei due pub del paese. Non è molto economico e quindi cerchiamo di limitarci. Elena prende un tortino di haggis con salsa di whisky: il sapore di questo piatto tradizionale si conferma essere molto “selvatico” ma altrettanto interessante. Sono convinto che su una bruschetta farebbe un’ottima figura. Io invece prendo la specialità della casa: l’haddock fritto con patatine. Si tratta di un pesce d’acqua dolce molto comune da queste parti e che in questo pub viene fritto in una particolare pastella alla birra con contorno di patatine, insalata e salsa tartara. Alla fine non è molto diverso da un normale fish&chips, che a sua volta mi ha sempre ricordato un bastoncino Findus gigante.
Quando usciamo siamo di nuovo preda dei midges, che a quanto pare la sera sono molto più attivi. Camminiamo di nuovo fino alla sponda del lago per osservarlo con gli ultimi raggi di luce, qui per fortuna il vento non permette ai moscerini di raggiungerci. Terminiamo la serata nell’altro pub del paese, dove proviamo un’altra delle specialità scozzesi: il whisky. Questo viene prodotto in Scozia fin dal XV secolo e si ottiene grazie alla fermentazione dell’orzo, il quale viene lasciato in acqua per dieci giorni in modo che l’amido si trasformi in zucchero. Ne esistono anche a base di altri cereali ma quello a base d’orzo è il più comune.
Ogni pub che si rispetti ha la sua selezione di whisky e spesso si possono pure trovare offerte con il whisky del mese, della settimana, o anche del giorno, la dose standard è di 25ml. Io non sono certo un intenditore e posso solo dire che il whisky della settimana che scegliamo mi piace molto. Elena invece sembra apprezzare meno di me e fatica a finire il suo bicchiere.
Torniamo in camera, guardiamo qualche altra gara delle Olimpiadi e poi ci addormentiamo. Fuori la pioggia continua a cadere, leggera e silenziosa.
Links:
https://it.wikipedia.org/wiki/Fort_Augustus
https://it.wikipedia.org/wiki/Mostro_di_Loch_Ness
Francesco Ricapito Settembre 2016
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