Ci sono storie che, per quanto bizzarre e ancorate a solidi elementi di genere, riescono a essere anticonvenzionali quanto basta e allo stesso tempo convincenti e coinvolgenti nel loro percorso narrativo, fino a ribaltare del tutto l’impressione iniziale di smarrimento o déjà vu che spesso caratterizza l’attuale produzione fumettistica e animata di una purtroppo declinante industria dell’intrattenimento per ragazzi che per tanti anni è stata uno dei fiori all’occhiello della cultura da esportazione prodotta dagli artisti giapponesi. Sia chiaro, ad oggi la produzione dei manga e degli anime, tanto amati anche da noi in occidente, resta sempre di livello superiore, a parere di chi vi parla, rispetto ai corrispettivi cartacei e animati del resto del pianeta, ma non sarà sfuggito agli appassionati che, negli ultimi anni, una certa stanca serialità e un inevitabile ridimensionamento dei mezzi, dovuti in larga parte alla crisi economica, hanno fortemente minato non solo la loro resa artistica ma anche una peculiare e indiscussa creatività la quale, dagli anni del boom economico e di una conseguente iperproduzione, non aveva mai subito veri cedimenti. È anche per questo motivo che quando ci si imbatte in opere come Assassination Classroom, pluripremiato manga di successo a cui a stretto gira di posta è seguito l’anime corrispondente imperniato sulla figura di un improbabile mostro-professore-polpo tentacolare dalle fattezze bizzarramente antropomorfe, si rimane in un primo momento sorpresi e sconcertati e dall’altro inaspettatamente affascinati, perché è chiaro che, nonostante le perplessità iniziali, questa storia non sarà soltanto il solito prodotto seriale ben confezionato ma anche e soprattutto qualcosa di ben più complesso e articolato, sviluppato non a caso su 21 volumi per il manga e su ben 47 episodi, divisi in 2 stagioni, per la serie animata. In questa sede analizzeremo l’anime, naturalmente, la cui vicinanza al manga è pressoché totale ancorché, come inevitabile, nell’adattamento animato si è andati necessariamente a perdere qualcosa rispetto alla complessità del lavoro cartaceo. Ma nella fattispecie, e sono qui a garantirvelo personalmente senza timore di smentite da parte degli appassionati, il risultato in ambedue i casi è di gran lunga superiore alla media di ciò che ha prodotto l’industria dell’intrattenimento giapponese per ragazzi in questi ultimi anni. E per capire meglio, quanto meno gli elementi di curiosità e di originalità della vicenda, è giusto raccontarvi gli snodi essenziali della trama.
Uno strano alieno dalle fattezze di polpo vagamente antropomorfo spunta dal nulla e riduce la Luna a tre quarti, successivamente piomba sul pianeta Terra e annuncia che esso, da questo momento a un anno di distanza, verrà da lui distrutto. L’unico modo per scongiurare tale catastrofico evento è ucciderlo. A questo proposito propone uno sconvolgente patto ai governanti della Terra: a farlo fuori deve essere una classe di una scuola giapponese, studenti dei quali lui sarà il professore. Se entro la fine dell’anno scolastico gli studenti riusciranno ad assassinarlo, la Terra sarà salva. La classe di cui vuole diventare assolutamente maestro è la 3-E della scuola media Kunugigaoka. Ma perché proprio la 3-E, e perché proprio dei ragazzi appena adolescenti? La scuola è una delle più prestigiose della nazione e solo coloro che sono ritenuti i migliori possono andare nelle classi più ambite, per essere educati a diventare i futuri membri dirigenti della società giapponese. La 3-E è la classe dei reietti, degli emarginati, di coloro che sono ritenuti impossibilitati a farcela e per ciò stesso destinati a stare al margine e ad essere esclusi sia dalle attività intellettuali e culturali che da quelle sportive e agonistiche della scuola. La classe in cui vengono confinati questi studenti non si trova nemmeno nell’edificio principale ma in una catapecchia semi abbandonata in mezzo ai campi, tra la natura vergine di boschi montagne e piccoli corsi d’acqua, non distante dal centro ma difficilmente raggiungibile se non a piedi per un lungo, ultimo tratto. Quando gli ignari studenti si ritrovano di fronte il pericoloso e bizzarro nuovo maestro, con tanto di spiegazioni annesse su quale sarà il loro compito da lì a un anno, un misto tra terrore, incredulità e sconcerto piomba inevitabilmente su di essi. Il loro compito, come detto, è uccidere il polpo-professore, e la loro ricompensa, in caso di successo, sarà di ben 10.000.000 yen. L’improbabile e pericoloso personaggio che gli si palesa innanzi, però, a prima vista non sembra così terribile ma ha al contrario qualcosa di estremamente buffo che lo connota. È comunque praticamente indistruttibile e viaggia a una velocità di 20 volte quella del suono, è composto da una materia gelatinosa e inscalfibile dalle armi convenzionali ed ha un’intelligenza, una scaltrezza e un intelletto di gran lunga superiori a quelli di un essere umano. Cominciano così, sin dalle primissime lezioni, una serie di improbabili attacchi diretti e concentrati sulla figura del nuovo insegnante, attraverso l’ausilio di armi assolutamente improprie composte di sostanze innocue per gli esseri umani ma letali per il polpo, immaginate da servizi segreti e apparati militari e fornite ai giovanissimi studenti per portare a compimento l’assassinio. Ma sarà subito chiaro ai ragazzi che il loro bersaglio, oltre a risultare incomprensibilmente eccitato e divertito dalla situazione, è pressoché invincibile. Per questo motivo lo chiameranno Koro-sensei (maestro invincibile), un maestro che insegnerà loro come si diventa assassini e insieme a ciò, non di meno, a credere in sé stessi, a superare le difficoltà e le paure dell’adolescenza, a capire la vera natura degli uomini, a trovare l’amicizia, il rispetto, la stima e la considerazione di sé e dell’altro da sé, a trovare la strada per orientarsi nella vita. Il tutto avverrà attraverso sfide con sé stessi e con gli altri, d’azione contro spietati assassini e d’intelletto contro studenti ritenuti a loro superiori, contro le convenzioni e i luoghi comuni, lungo una serie di situazioni impreviste e imprevedibili, buffe ed emozionanti, avventurose e pericolose, dolorose e rigeneranti. Ma su tutta la vicenda aleggia sempre una domanda: chi è veramente Koro-sensei? Da dove viene? E perché vuole distruggere la Terra?
Imparare l’arte del perfetto assassinio come forma di riscatto, di scoperta e riappropriazione di sé, di conoscenza della natura umana e del mondo circostante: è questo l’iter che seguiranno i 28 studenti della 3-E, tra i quali anche una studentessa virtuale che darà il suo notevole contributo alla formazione di un gruppo compatto e coeso che si troverà ad affrontare le situazioni più ardue e inimmaginabili. Un gruppo che, partendo dalla non invidiabile considerazione di ultimi e dimenticati (la E della loro sezione sta appunto per END), riuscirà, grazie agli insegnamenti del loro strambo, invincibile ma quanto mai amorevole professore, non solo a salvare la Terra (questo è abbastanza prevedibile, non vi svelo nulla che non sia intuibile, visto il target a cui l’opera si si rivolge) ma anche a trovare la propria strada per diventare adulti. Assassination Classroom, al di là dei diversi sottotesti e sottotrame e della indovinata contaminazione tra generi, non è altro che un racconto di formazione con riferimenti al discorso educativo sempre più precisi e riconoscibili man mano che si sviluppa la storia. Non fatevi fuorviare, quanto meno in principio, dall’insegnamento finalizzato all’assassinio cui vengono sottoposti i ragazzi, apparentemente giustificato dal fatto di voler distruggere il pericoloso invasore e salvare il mondo, perché l’arte di uccidere, così come è declinata da Koro-sensei, non è che una metafora, un espediente alternativo per preparare i suoi studenti alle difficoltà del crescere e all’anno ricco di sfide che li aspetta, un modo per trovare il loro posto in scena sulla continua ribalta che è la vita. Perché Koro-sensei sarà per loro il maestro ma anche il bersaglio, un bersaglio quanto mai difficile da colpire che renderà gli infiniti tentativi di assassinio ai suoi danni un momento di svago e di divertimento per tutti loro, nonché di crescita individuale e collettiva. Ma non sarà sempre così, perché man mano che si dipana l’anime si sviluppa una storia che modella i suoi motivi iniziali su una struttura maggiormente articolata che va ben oltre il semplice tiro al bersaglio. Se nella prima stagione impariamo a conoscere i singoli studenti e a veder ampliare le loro specifiche abilità in funzione di un epilogo, ricco d’azione pericoli e colpi di scena, che mira all’eliminazione del polpo invincibile, nella seconda verranno a galla con progressione davvero coinvolgente i veri motivi della comparsa sulla Terra di Koro-sensei, con conseguente disvelamento del suo passato attraverso il quale sarà spiegata la sua vera natura, la sua vocazione da insegnante e il perché ha scelto proprio la 3-E della scuola media Kunugigaoka. Più ci si avvicina all’epilogo, più viene svelato il mistero Koro-sensei e più i toni dell’opera sfumano fino a toccare punte di piena malinconia che sfocia nella commozione, senza negarsi però una battaglia finale degna di questo nome e un epilogo che riconcilia tutti i personaggi sulla ribalta (e con loro gli spettatori, sempre più rapiti dall’evoluzione della storia) sull’importanza della lunga esperienza vissuta. Chiudendo proprio come un vero racconto di formazione deve chiudere, ovvero in modo edificante ma tutt’altro che banale e fintamente rassicurante, visto a chi è rivolto (gli adolescenti in primis, naturalmente), lasciando agli spettatori (e naturalmente ai lettori del bellissimo manga cui è ispirato) il ricordo di personaggi per i quali hanno provato empatia e nei quali, a prescindere dall’età in cui abbiano potuto godere di questo racconto coinvolgente, si sono sicuramente identificati se hanno scelto di seguire tutta la vicenda. Koro-sensei primo tra tutti, evidentemente, per il quale è possibile possiate provare un vero legame di dipendenza con lo scorrere delle puntate.
Nonostante i tanti ragazzi protagonisti sulla scena, 28 come si diceva, le psicologie dei personaggi sono sufficientemente sviluppate: ognuno ha le sue caratteristiche peculiarità e sviluppa le sue abilità grazie agli insegnamenti del maestro-polpo. Anche i personaggi negativi, o quelli che lo sono solo in parte o in apparenza, sono ben centrati e delineati, creando così una buonissima alchimia tra azione, sentimento, momenti ludici e bizzarri e riflessioni intime ed esistenziali. Certo, al di là dell’ingombrante figura (un polpo alto 3 metri) dell’indiscusso protagonista, ci sono altri 4-5 personaggi che si ritagliano ruoli di assoluto rilievo, come gli altri due professori della classe, Karasuma (un inviato dei servizi segreti del governo, esperto militare) e Irina (una avvenente giovane killer poliglotta di origini russe), il preside della scuola (avversario sui principi educativi, rispetto a Koro-sensei) e i due studenti della 3-E, Nagisa e Karma, che della classe diventeranno leader tra loro molto differenti ma assolutamente complementari. In particolare Nagisa, ragazzino esile, basso, efebico ed effeminato tanto da esser scambiato per una ragazza, scoprirà attraverso gli insegnamenti del maestro-polpo di essere il più portato di tutti per l’assassinio, diventando in qualche maniera il vero depositario di ciò che Koro-sensei lascerà a tutti i suoi studenti e non solo, fino a volerne ripercorrere (e lo scopriremo alla fine) in qualche modo le orme. Anche l’apparato tecnico è di assoluto livello, sia nel taglio che nella dinamica delle animazioni così come nella scelta della caratterizzazione generale dei personaggi, tutti molto colorati e dai contorni scuri ben definiti (quasi a voler rimarcare la singolarità di ognuno, non a caso), come anche nel determinare le specificità estetiche di ognuno. La figura di Koro-sensei poi ha davvero dell’incredibile, tanto è buffa e divertente (immaginativi un polpo antropomorfo di 3 metri che cambia repentinamente forma, sostanza e colore in base alle emozioni e alle situazioni di pericolo) quanto capace di modellarsi su esperessioni dolci e a tratti malinconiche, nel denso epilogo, senza mai perdere il gigantesco sorriso che lo connota sin dalla primissima sequenza in cui schiva a velocità supersonica i proiettili di gomma sparati a ripetizione dai suoi studenti. Ed essendo Assassination Classroom un anime che da noi potete trovare, ad oggi, solamente sottotitolato, avrete modo anche di apprezzare il doppiaggio originale nel quale colui che dona la voce al maestro-polpo fa un lavoro davvero straordinario, rendendo quanto mai credibile e assolutamente empatico, laddove necessario, questo strambissimo personaggio nato dalle geniale penna di Yusei Matsui (tra i vari riconoscimenti, il manga ha ricevuto una nomination al prestigiosissimo Premio culturale Osamu Tezuka). Buone anche le musiche, che si dividono nelle 47 puntate complessive tra 4 opening (più ritmate e scanzonate) e 2 ending (più melodiche), tra le quali spicca la dolce e suggestiva Hello, shooting star .
Tra le pieghe dello shonen, ma direi abbastanza scopertamente, Assasination Classroom insinua un discorso critico netto e inequivocabile rivolto contro le istituzioni scolastiche ed educative giapponesi, le quali come noto hanno una rigida classificazione elitaria degli studenti. In questo senso, visto il taglio sovente scanzonato e il ruolo centrale del professore anticonvenzionale con cui la critica viene portata ad evidenza, molto più simile all’indimenticato e divertentissimo GTO che al classico anime di ambientazione scolastica in cui solitamente, seppur presente, risulta essere un sottotesto abbastanza sfumato che non incide sui motivi complessivi dell’opera. Detto ciò, è bene segnalarvi che quando ho cominciato a vedere Assassination Classroom, sull’onda della curiosità per il grande successo di pubblico in madrepatria e per le prime ottime recensioni di manga e anime apparse in rete anche qui da noi, sono rimasto in un primo momento assai perplesso. Studenti che sparano su un polpo gigante tra il baccano generale, mentre il soggetto sotto attacco ride, scherza ed è logorroico a più non posso. Un polpo gigante che vuol fare il maestro? Che ha distrutto tre quarti della luna e vuol fare piazza pulita della Terra… che vuol essere il bersaglio dei suoi studenti! In un’atmosfera generale che più demenziale non potrebbe essere. Mi sono detto: questo non è solo il solito trito e ritrito shonen di ambientazione tipicamente scolastica votato al cazzeggio, ma è anche deficiente quanto basta per essere cestinato all’istante. Eppure… eppure ho voluto andare a vedere, guardando con estrema lentezza e senza nessuna aspettativa il secondo e poi il terzo episodio. Piano piano ho trovato il giusto interesse fino a che, alla sesta settima puntata ero già rapito senza aver minimamente idea del dove questa stramba vicenda andasse a parare. Che dirvi? Mi sono bevuto le restanti 40 puntate divise in due stagioni con un’attesa pari al grande interesse che progressivamente ho provato. Un piccolo miracolo che possono suscitare solo le grandi storie, e Assassination Classroom lo è senza il minimo dubbio e senza riserva alcuna. Perché sarete assolutamente curiosi di sapere, puntata dopo puntata, cosa accadrà e come evolveranno i ragazzi della 3-E. E Koro-sensei? Da dove viene e perché fa tutto questo? Cosa lega un invincibile e bizzarro “mostro assassino” all’educazione di ragazzi emarginati e dimenticati da tutti? Per scoprirlo guardatevi questo splendido anime, o leggetevi l’altrettanto rimarchevole manga. È un’esperienza che, se amate l’intrattenimento made in Japan, dovete assolutamente fare.
Federico Magi, novembre 2016.
Edizione esaminata e brevi note
Regia: Seiiji Kishi. Soggetto: Makoto Uezu, tratto dall’omonimo manga di Yusei Matsui. Musica originale: Naoki Sato. Produzione: Studio Lerche. Titolo originale: “Ansatsu kyōshitsu”. Origine: Giappone, 2015/16. Durata: 22 episodi la prima stagione, 25 episodi la seconda stagione, ognuno di 23 minuti circa.
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