Giusti Gianluca

Sono fermo, mi muovo. Montecatini Terme, una storia nella storia

Pubblicato il: 6 Dicembre 2016

Perché si scrive? Mi vengono in mente innumerevoli risposte: per raccontare, testimoniare; per divertirsi, passare il tempo, mettere su carta i pensieri in modo da poterli analizzare meglio.

Ma dopo aver letto l’ultimo libro di Gianluca Giusti ho cominciato a credere che il motivo principale per cui scriviamo, l’unico in grado di comprendere tutti gli altri, sia uno solo: per farci ricordare. Perché qualcuno, tra cento o mille anni, possa trovare le parole da noi formulate in un tempo lontano e venire a sapere della nostra esistenza.

Sono fermo, mi muovo” fa di tale scopo la sua ragion d’essere, anche se in questo caso si tratta di tramandare la memoria di un luogo oltre che di una persona: come si evince dal titolo, l’opera parla di una città, di una storia e di un uomo… Voltata l’ultima pagina, ci sarà chiaro che tutte e tre le cose valgono la pena di essere ricordate.

Partendo proprio dal titolo, capiamo che il libro verterà su una serie di contrasti: per esempio quello tra la prima persona singolare del narratore, quindi l’individualità, e l’entità granitica di una città (la quale non ha un carattere definito, ma acquista via via le sfumature dei secoli che scorrono e dei popoli che la abitano); oppure quello tra la capacità umana di muoversi e arrestarsi e l’immobilità più resistente, eppure meno viva, di Montecatini Terme.

Tuttavia ci rendiamo subito conto che i contrasti sono destinati a riconciliarsi, come notiamo ancora osservando l’ultima parte del titolo: la storia del singolo si inserisce nella storia più ampia e antica del luogo, e questa a sua volta è un tassello della Storia di ogni terra ed epoca. Comprendiamo allora che l’autore intende descrivere le bellezze di Montecatini Terme per descrivere se stesso, dato che se fosse nato e cresciuto altrove sarebbe un uomo diverso.

Il protagonista del racconto cammina, si ferma a pensare, a volte corre, e a ogni passo la città gli mostra angoli differenti: alcuni suscitano in lui vecchi ricordi, altri gli rammentano una certa inquietudine che cova nell’animo e che non ci svela, altri ancora gli servono da spunto per riflettere sul futuro. Ma ciò che importa davvero è che la presenza quasi parlante dei luoghi si faccia sempre sentire: “La mia meta adesso è Cozzile e il suo castello a 225 metri sul livello del mare. Tra ulivi e castagni il panorama è una totale apertura sul mondo. Da questo posto unico di osservazione, con un autentico castello medievale alle spalle, è possibile vedere oltre l’area faunistica protetta del padule di Fucecchio, tutte le dieci province della Toscana. Ti rendi conto? Essere qui è come fare un tuffo nell’immensità. Serve una giornata limpida per riuscire ad ottenere questo regalo e oggi, pur con la tramontana disponibile, non lo è. Alcune nuvole in lontananza guastano la festa. Ho il mondo davanti a me. Uno spazio illimitato dove mi perdo per qualche secondo. Sembra eterno. Il vento non mi sveglia. Il mix di bellezza e stupore che mi circonda è più forte del più forte ipno inducente mai brevettato”.

Gianluca Giusti dipinge con le parole, lo fa per fissare nella mente del lettore l’aspetto odierno della città; ci tiene a trasmettere un’immagine nitida perché sa che così sarà ricordato a sua volta: forse non per nome né come singolo individuo, però di sicuro come un elemento del tutto. In ogni atomo di Montecatini vive una parte di lui, e affidarlo alla memoria di un pubblico di ascoltatori significa mettere tale pezzetto di sé in buone mani.

Sebbene il tono della narrazione sia per lo più allegro, non possiamo non cogliere di tanto in tanto una nota di nostalgia; quest’opera è infatti una fotografia in prosa, e la fotografia è probabilmente la più malinconica delle arti: la porzione di realtà catturata dal flash è destinata a resistere al tempo, però quando l’istantanea viene scattata quel momento e quelle condizioni irripetibili sono già morti. Un istante dopo il click della macchina, il panorama è cambiato.

Analogamente, l’autore ritrae le impressioni che la città suscita in lui nell’attimo in cui la contempla, ma sa bene che il giorno seguente i medesimi dettagli gli parleranno di qualcos’altro: e la consapevolezza di poter immortalare i luoghi senza però riuscire mai a darne un’immagine eterna fa nascere nelle sue parole una leggera tristezza. Il paesaggio che oggi ha elogiato, domani sarà diverso.

Proprio dalla malinconia è forse scaturito il misterioso Wilson, il fantasma muto che segue ovunque il protagonista, uno spettro che è passato, presente e futuro insieme: Gianluca Giusti l’ha eletto a custode del suo racconto per affermare che tutto deve essere ricordato, mentre nulla resterà mai uguale.

 

Elisa Costa, novembre 2016

 

Edizione esaminata e brevi note

gianluca giustiGianluca Giusti nasce a Montecatini Terme nel 1964.

Dopo gli studi all’Isef entra nel gruppo Johnson & Johnson come informatore scientifico del farmaco, ruolo che svolge tuttora.

I colleghi ne storpiano il cognome Giusti in un simpatico e maccheronico inglese Jast, diventato poi Thejast con cui l’autore ha firmato alcuni degli aforismi del suo primo libro “OscuraMente” (Errekappa edizioni). Nei suoi 24 anni di attività, tra i vari incarichi, ha svolto anche una significativa esperienza di lavoro con gli specialisti in psichiatria, occasione che gli ha permesso di approfondire la fisiopatologia del cervello umano. Di estrazione scettico-razionalista si batte a difesa della Scienza e della Ragione.

Poi c’è l’amore per Cuba e la voglia di descrivere l’isola che gli ha portato in regalo la sua splendida moglie Julia.

“Cuba istruzioni per l’uso” (La caravella editrice), il suo secondo libro, è l’essenza e l’essenziale di una esperienza unica che dura e rimarrà per sempre.

Nel 2014 poi il terzo libro “Qualcosa non torna”, mentre “Sono fermo, mi muovo” (2016) è al momento la sua opera più recente.

 

Gianluca Giusti, “Sono fermo, mi muovo. Montecatini Terme, una storia nella storia”, La Caravella Editrice, 2016, 204 pp., € 11, 05