Un bel fumettone per le sale, ma non solo questo, un tripudio di riusciti effetti speciali ma anche, sulla scia del secondo episodio, un film che cerca, pur in superficie, visto il genere, di indagare sentimenti, contraddizioni e paure di superprotagonisti mascherati e mutanti. E qui ce ne sono addirittura quattro: il Nostro eroe, il redivivo Goblin (James Franco), l’uomo sabbia e un giovane fotografo (antagonista di Parker sul lavoro) che viene a contatto con una misteriosa sostanza informe. Ma a guardar bene sono cinque, perché lo stesso Spider man, attaccato per primo dall’informe sostanza proveniente dallo spazio, partorisce un altro da sé malefico e vendicativo, una doppia personalità che ha effetti devastanti sulla sua vita privata e sull’immagine di supereroe regalata al mondo. Un ragno nero (suggestivo il contrasto cromatico realizzato da Raimi) che vive dall’altra parte dello specchio, che prosciuga progressivamente i colori (rosso e blu) caratteristici dell’ arrampica muri per farsi seconda pelle irrinunciabile: narcisismo, egolatria, ricerca di sicurezza. E ciò può sembrare strano, com’è possibile che l’impavido Spider man vada in cerca di sicurezze, trovandosi spesso vulnerabile? Accade perché nell’eroe vive l’uomo, un Peter Parker la cui condizione di vita si fa improvvisamente precaria, sia nelle certezze affettive che in quelle lavorative, facendo anche venire meno la sua proverbiale fiducia nella giustizia. Convergono eventi che lo destabilizzano, che mettono in discussione il suo rapporto con l’amata Mary Jane (Kirsten Dunst), la sua capacità di fotografo, la responsabilità reale dell’omicidio dell’amato zio. E poi c’è anche Goblin, l’amico Harry, che immagina nei confronti di Parker-Spider Man un’immotivata vendetta per la morte del padre (il primo Goblin, l’ottimo Willem Dafoe). A margine di ciò, prima che l’uomo ragno torni in sé si dipanano le vicende dell’uomo sabbia, davvero triste e dolorosa e profondamente legata al destino dello stesso Peter, e quella del giovane fotografo frustrato (che aveva scalzato il suo rivale con l’inganno), umiliato da un Parker ancora preda del suo demone. La conclusione sarà, come immaginerete, colma d’azione e di situazioni al limite, vedrà darsi battaglia tutti i protagonisti sulla ribalta, nessuno escluso, con Mary Jane nel mezzo a rischiar la vita. L’epilogo ricuce gli strappi, azzera le vendette, ritrova i vincoli d’amicizia e conosce il perdono, nonostante la morte che, per qualcuno, inevitabilmente arriverà.
Come avrete intuito, molta è la carne al fuoco per quello che resterà – a detta degli attori protagonisti e del regista – come l’ultimo vero Spider man della serie. Difficile dunque che la Columbia e la Marvel, nonostante i fenomenali incassi, vorranno promuovere o avallare future nuove pellicole ispirate a queste vicende, pena incontrare credibilità vicina allo zero. Detto ciò, è bene congedarsi da questa splendida trilogia sull’arrampica muri facendo una valutazione di carattere complessivo che tenga conto di come si è voluto immaginare l’eroe di più generazioni di lettori appassionati, di quanto si sia trovata vicinanza con il miglior prodotto che la Marvel – a mio modesto parere – abbia mai messo in circolo. La valutazione, tenuto conto di tutti i termini di paragone e di confronto, lo avrete capito, non può che essere estremamente positiva, partendo proprio dall’azzeccata scelta del regista. Sam Raimi ha qualità da vendere, non è un semplice artigiano o un passivo esecutore materiale in bassorilievo rispetto agli ottimi effetti speciali. Ha uno spirito affine al fumetto (basta ripercorrere un po’ della sua precedente cinematografia per capirlo) e un modo di utilizzo della macchina da presa che riesce a valorizzare la potenza delle immagini come pochi altri. I due attori protagonisti, ma soprattutto Tobey Maguire, sono assai verosimili, davvero somiglianti rispetto a quelli partoriti dalla geniale idea del papà del ragno, Stan Lee. Poi ci sono i cattivi, contendenti credibili per un eroe sempre in cerca di sé, ottimamente caratterizzati nel loro ergersi a contrasto della complessità d’un supereroe semplice solo per l’apparenza.
Qui entriamo nel discorso principe, ciò che ha reso Spider man icona senza tempo, il suo mostrarsi potente e umano, spesso destabilizzato da un mondo interiore in cerca di un’identità complessa che riuscisse a fondere l’inadeguatezza e le difficoltà dell’uomo – del ragazzo – del nostro tempo con l’istinto del ragno. In fondo non è difficile immedesimarsi in questo essere cosi diverso ma uguale, un supereroe umano troppo umano, il più umano che si ricordi. E allora gli effetti speciali, iperbolici come non mai proprio in questo terzo episodio (magnifico l’uomo sabbia, uno dei più riusciti antagonisti che si ricordi, dal punto di vista dell’immagine), valorizzano la vicenda narrata senza nulla togliere alla complessità della storia, ricucita ad arte da Raimi anche furbescamente ma sempre in modo da non perdere la purezza originaria né il filo della corposa narrazione. Anche gli antagonisti, nessuno escluso, vivono tormenti e inquietudini esistenziali che si trovano, per caso o per destino, a riconvertire in energia negativa. Ed è proprio l’epilogo di questo terzo episodio, magistralmente contrappuntato dalla colonna sonora di Christopher Young, che trova una possibile quiete interiore per tutti i contendenti, costretti a confliggere più dalle circostanze e dal destino che da un’effettiva natura malvagia. Il tutto condito con la giusta dose d’ironia.
L’ultima chiave di lettura da proporre, la più qualificante per un fumetto restituito per immagini di celluloide ad un vastissimo pubblico, è proprio questa: tutti gli episodi della densa trilogia trovano la necessità di dirimere un dramma esistenziale che si compie e trova la sua soluzione entro i confini di un contesto fantasy assai realistico, di una fantastoria che resterà nel tempo e nell’immaginario di più generazioni. Con la consapevolezza che l’eroe è umano, quanto mai umano e pieno di dubbi. Quei dubbi salvifici che ci aiutano a trovarci (o a ritrovarci) in quei luoghi dell’anima in cui realmente risiediamo.
Federico Magi, maggio 2007.
Edizione esaminata e brevi note
Regia: Sam Raimi. Soggetto: Sam Raimi, Ivan Raimi, Stan Lee, Steve Ditko. Sceneggiatura: Alvin Sargent. Direttore della fotografia: Bill Pope. Scenografia: J.Michael Riva, Neil Spisak. Costumi: James Acheson, Katina Le Kerr. Montaggio: Bob Murawski. Interpreti principali: Tobey Maguire, Kirsten Dunst, James Franco, Thomas Haden Church, Topher Grace, Bryce Dallas Howard, James Cromwell, Rosemary Harris, J.K.Simmons, Dylan Baker, Theresa Russel, Ted Raimi. Musica originale: Christopher Young. Produzione: Columbia Pictures Corporation, Marvel Enterprises, Laura Ziskin Productions. Origine: Usa, 2007. Durata: 156 minuti.
Follow Us