“Vita: Istruzioni per l’uso” è un libro di cui si è parlato molto e non soltanto per lo stile e i contenuti di un’opera difficilmente inquadrabile, ma anche per le disavventure giudiziarie dell’autore. Non è quindi un caso se la prefazione dell’edizione italiana sia stata curata da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, che, secondo noi, ha interpretato lucidamente sia il romanzo, sia i motivi della repressione subita da Ahmed Nàgi: “Come si addice ad ogni istituzione autoritaria, l’invito è a rappresentare il reale. Il brutto non deve essere mostrato, perché altrimenti si fa del realismo sordido. ‘Vita: istruzioni per l’uso’ descrive una Cairo triste, violenta, povera, putrida e cattiva […] Si invoca più volte la sua distruzione come evento purificatore. Ecco di cosa, forse Ahmed Nàgi è colpevole di aver mostrato l’indimostrabile. Di aver praticato il realismo sordido” (pp.IX). Ed effettivamente nella storia che vede protagonista il giovane documentarista Bassàm Bahgat di squallore umano e ambientale ne troviamo a fiumi. Lo scenario è quello di una città – il Cairo – abitata da personaggi in cerca di stordimento, inquinata, sporca, sfregiata dal consumismo; ed infine devastata da tempeste di sabbia, virus, malattie. E’ in questo contesto putribondo, dove il discrimine tra la repressione e la disinibizione dei cairoti appare labilissimo, che Bassàm viene ingaggiato dalla “Società degli Urbanisti”, un’organizzazione segretamente estesa in tutto il mondo: in previsione di una riprogettazione del Cairo la società pare volersi presentare con una serie di documentari di propaganda. Il fine, in realtà, è un altro, non una riprogettazione ma una vera e propria distruzione, come scoprirà suo malgrado lo stesso Bassàm. Intenti meno criminali invece sono quelli dell’anziano ed eccentrico Ihàb Hassan che intende spendersi per progetti finalizzati a fermare il devastante degrado del Cairo. Il contrasto tra i due intenti non appare subito evidente, anche perché le immagini di quella che sembra la realtà, seppur fantascientifica, e le immagini deliranti di coloro che sono strafatti da droghe e sembrano poter prevedere il futuro, nelle pagine di Ahmed Nàgi si intersecano, si sovrappongono e danno un senso alla definizione di “romanzo sperimentale e visionario”. Una vicenda quindi oscillante tra catastrofismo, denuncia sociale (una panoramica impietosa su ricchi pervertiti, integralisti religiosi, giovani puttanieri, teppisti di strada, spacciatori, relitti delle baraccopoli), provocazioni verbali e ampi squarci di puro delirio, nella quale gli inserti grafici e fumettistici – le illustrazioni di Ayman al-Zurqany – contribuiscono davvero a fare di “Vita: Istruzioni per l’uso” un’opera che sfugge agli schemi. Gli stessi protagonisti, Bassàm prima di tutti e con lui le sue disinvolte amiche, si sottraggono appunto all’idea convenzionale – forse frutto di un fraintendimento occidentale – di una società araba che non conosce le trasgressioni, anche rispetto le tradizioni religiose (“prelibata carne di maiale importata – pp.155), e gli effetti collaterali del più squallido consumismo. Uno dei motivi per cui la pubblicazione di “Vita: Istruzioni per l’uso” nella collana “Altriarabi” – nomen omen – risulta perfettamente coerente.
Uno sperimentalismo – ripetiamolo – non tanto riferito al linguaggio, alla sintassi, quanto appunto al sovrapporsi di un realismo spesso sgradevole (frequenti i riferimenti agli effluvi corporei presenti in una metropoli sporca ad ogni livello) con una visionarietà che sostanzialmente allude all’evoluzione tecnologica di un sistema ancora primitivo fatto di dominazione patriarcale e sessuale. Semmai è la finanza che appare sulla via già intrapresa segretamente dalla “Società degli Urbanisti” (“la catena di produzione come parte di un’enorme ingranaggio”), con tutte le più evidenti allusioni all’Egitto reale e alla recenti – e fallite – rivolte arabe: “Persino l’arte viene duramente censurata dalle leggi della finanza globale, al punto che la ribellione artistica stessa è classificata come un genere in via d’estinzione, ma che può ancora influenzare le quotazioni del mercato” (pp.147).
Una distopia che intende svelare le manipolazioni del potere e che prende corpo di pagina in pagina con un susseguirsi magmatico di allusioni: argomento che, evidentemente, non ha lasciato scampo ad Ahmed Nàgi. In una società democratica e liberale un libro del genere, a seconda delle legittime opinioni dei critici e dei lettori, sarebbe stato tutt’al più criticato ed archiviato come esperimento poco riuscito. Nell’Egitto di al-Sīsī le cose funzionano diversamente: si finisce in galera.
Edizione esaminata e brevi note
Ahmed Nàgi è uno scrittore e giornalista egiziano, collabora con numerose testate nazionali internazionali. Autore d’avanguardia, usa la Rete “per scuotere il panorama letterario conservatore”. Arrestato nel Marzo 2016 e condannato a due anni di prigione dal tribunale di Bulaq (Egitto) per “offesa alla pubblica morale” a causa del suo ultimo libro “Istikhdam al-Hayat” (“Vita: istruzioni per l’uso”). Ha inoltre pubblicato “Rogers e la via del drago divorato dal sole” (il Sirente, 2010).
Ahmed Nàgi, “Vita: Istruzioni per l’uso”, Il Sirente (collana “Altriarabi”), Fagnano Alto 2016, pp.XII- 266. Illustrazioni di A. Al Zorqani. Prefazione di Riccardo Noury. Traduzione dall’arabo di Elisabetta Rossi e Fernanda Fischione. A cura di Barbara Benini.
Luca Menichetti. Lankenauta, dicembre 2016
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