Il nuovo libro di Angelo Moscariello si occupa di un sottogenere cinematografico, quello dell’horror umoristico o film divertente di paura, che da un lato induce lo spettatore a gridare di terrore ma lo sa anche coccolare con qualche risata liberatoria e defaticante. Non che pure il grido di paura non sia liberatorio, come sostiene lo stesso autore del saggio. Infatti pare che il pubblico, che entra in sala allo scopo di provare tale sentimento invasivo e quasi doloroso, viva in realtà un’astratta escissione chirurgica, un’asportazione traumatica ch’è al tempo stesso purificatrice e lenitiva. Ecco quindi, a ben vedere, che questa ricerca di emozioni forti non è poi così distante dalla ricerca della sonora risata nel buio della sala.
Film del terrore e film comici sono insomma figli della stessa lupa, e possono fondersi in un sol genere, come ancora potrete leggere voi stessi nella prefazione del libro di Moscariello, un sottogenere che può chiamarsi “laughing screaming movies, film che fanno ridere e al tempo stesso gridare di paura”. È tesi dell’autore che “la storia del cinema come arte” inizi per lo più fra le comiche di Sennett e l’espressionismo terrorifico di Murnau e Wiene, e questo già pone all’attenzione del cinefilo la doppia anima del cinematografo, ambivalenza che tende poi a fondersi maggiormente quando (dopo che il cinema si è allargato al sonoro, ai colori e alle terga femminili), nasce baldo e fiero il filone della parodia horror tuttora in voga.
Nel primo capitolo c’è uno sguardo che ripercorre in ordine cronologico i film di questo tipo, con un riferimento al “pre” dove è possibile trovare Dante e il maestro Bosch. Si continua con l’evoluzione verso l’umorismo macabro e necrofiliaco e traspare con sempre maggior forza l’amore del critico verso Luis Bunuel, nel particolare, senza trascurare nessun nome della rosa di personaggi che hanno costellato la storia del cinema d’autore e non. Il lungo elenco di firme e opere filmiche prosegue con uno sguardo più vicino alla realtà italiana: ecco dunque il primo Tognazzi, il primissimo Bellocchio, Scola e soprattutto Villaggio. Il libro poi si concentra maggiormente sui singoli titoli, divisi per argomenti: crimini e delitti, horror comedy propriamente dette, con cadaveri, uomini lupo, indemoniati, castelli infestati, vampiri e via dicendo. Chiude il testo, anticipato da una manciata di frammenti umoristici tratti perlopiù dalle sceneggiature, un solido elenco di titoli che parte dal “Castello incantato” di Goulding fino al recente “Pain & Gain” (2013).
Un libro-archivio per amanti del cinema e in particolar modo del sottogenere comedy horror.
Edizione esaminata e brevi note
Angelo Moscariello, critico e docente italiano. Già autore della monografia su Chabrol edita da Il Castoro (1977), di recente pubblicazione “Il mai nato: l’inesistenza del cinema in Italia”, 2011.
Angelo Moscariello, “Black Comedy. Horror e Humor nel cinema”. Profondo Rosso sas, Roma, 2016
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