Ammetto di avere un debole per l’avvenenza pre botulino della vecchia gloria di Hollywood, Melanie Griffith.
Questo classico di Mike Nichols le offre un ruolo di grande carattere, estremamente carismatico e d’immediato impatto sullo spettatore.
Tesse McGill, la protagonista indiscussa di “Una Donna in carriera”, è difatti un eroina femminista degli anni ’80, volitiva e intraprendente, desiderosa di riscattarsi da un vivacchiare stentato e ingeneroso.
Ha un fidanzato belloccio e donnaiolo ed un lavoro davvero degradante come segretaria per dei superiori viscidi e misogini; la classe maschile vuole umiliarne la dignità, decretare la sua subalternità, tarpandole le ali.
Le chiedono di cedere ai pruriti di un ricco magnate in Rolls Royce ma sbavare a tal punto per emergere non è da lei; manda a quel paese i suoi capi e va via a testa alta dal mondezzaio in cui stava stagnando.
La sorte non l’aiuta neanche in amore e, dopo aver beccato il suo uomo in pieno tradimento, prende le distanze e fugge per l’ennesima volta con la strenua volontà di disintossicarsi dall’opprimente fallocrazia che l’ha dominata.
Tess riprende il passo da sola e trova lavoro come assistente per Katharine Parker. Finalmente non ci sono testosteroni da gestire e le rassicurazioni che riceve dal suo capo in gonnella le fanno credere di poter avere la carriera che ha sempre cercato.
La nostra Tess rimarrà nuovamente delusa, perché spesso l’universo femminile si rivela ostico ed insidioso verso le sue abitanti, libero dai pericoli di ricatto sessuale ma parimenti crudele nel guerreggiare con armi più subdole e spietate, poiché costrette dagli invadenti uomini, a farsi strada con maggiori ostacoli.
Katharine sfrutterà un prezioso suggerimento di Tess e lo farà proprio, dopo aver fatto credere alla sua ignara assistente che fosse cestinabile quanto un Kleenex usato. Gli incidenti del destino vorranno però volgersi a favore della tartassata Tess, che verrà a scoprire il misfatto.
Sfruttando la lontananza forzata della Parker, arroccata per via di un’ incidente in una lontana località sciistica, riuscirà finalmente a dar voce al suo talento. Si spaccerà per Katharine, rubandole l’identità e pure l’uomo, l’affascinante Jack Trainer. Un peccato veniale visto che la prima ad essere gabbata è stata proprio lei.
I giochi verranno scoperti ma Tess riuscirà ad averla vinta e a diventare una “Working Girl” (è questo il titolo americano della pellicola) eccellente, brillante nel lavoro e appagata in amore.
Mike Nichols, il celebre regista di un capolavoro come “Il Laureato” e di ottime pellicole come “Chi ha paura di Virgina Woolf?” o il più recente “Closer”, ha realizzato un’opera apparentemente leggera, che si inquadra nel filone della commedia americana, eppure si distingue nettamente dalle scontatezze di genere.
Come emerge dalla trama, il film si fa paladino delle donne e ne celebra le virtù, senza dimenticarne i vizi.
L’obiettivo è puntato sulle loro potenzialità, non certo ascrivibili alla leziosità di sogni romantici ma animate dalla volontà di distinguersi, con la caparbietà di un uomo e la passionalità di una donna.
La storia ha dei tempi impeccabili; va avanti senza sbavature, arricchendosi di colpi di scena che fanno crescere l’interesse e soprattutto la simpatia per l’adorabile ruolo della segretaria in carriera.
L’eleganza dell’umorismo è impagabile e la pellicola è davvero ricca di sequenze da ricordare: il fare sornione di Jack Trainer e i seduttivi espedienti per accattivarsi Tess, l’amica svampita della protagonista, Cyn, che con la sua battuta “Caffè, tè…me” ci fa desiderare di avere un’assistente così esilarante, l’ostentata tracotanza di “culo secco” Katharine Parker che nelle battute finali si rende quasi simpatica con i suoi goffi tentativi di salvarsi la pelle.
I tre interpreti di questi personaggi sono difatti fondamentali al successo della trama; Harrison Ford, Sigourney Weaver e Joan Cusack sono talmente in parte e indispensabili alla pellicola che non riuscirei ad immaginare dei comprimari più adatti ad interagire con Melanie Griffith.
La celebre figlia di Tippi Hedren è, a mio avviso, nata per questo ruolo, che le dà modo di impiegare tutto il suo fascino senza svenderlo in ruoli da femme fatale inconsistenti, ma celebrando la sua bellezza con la storia di una donna moderna e ardimentosa, non meno incisiva di una protagonista brontiana o di altri celebri personaggi letterari, poiché più fedeli alla doverosa evoluzione della donna, non più in fervente e merlettata attesa del lord di turno, ma fermamente intenzionata a conquistarsi il suo posto nel mondo.
La regia impeccabile, l’efficacia della storia e la forte personalità degli attori, hanno premiato l’opera del maestro di origine tedesca con svariati Golden Globe ed un Oscar al bel tema musicale “Let the River Run”.
L’America dà lezioni di buon cinema con film come questi e non certo con i bombardamenti computerizzati a cui sta abituando i suoi cineasti.
Giovanni Capizzi
04/01/2016
Edizione esaminata e brevi note
Regia: Nichols Mike
Soggetto: Wade Kevin
Sceneggiatura: Wade Kevin
Direttore della fotografia: Ballhaus Michael
Montaggio: O’Stenn Sam
Interpreti principali: Griffith Melanie, Ford Harrison, Weaver Sigourney
Musica originale: Simon Carly
Scenografia: Von Brandenstein Patrizia, Kraner Doug e DeTitta Jr. George
Costumi: Roth Ann
Produzione: Wick Douglas
Origine: Stati Uniti d’America
Durata: 113 min
Anno: 1988
Link utili:
http://www.imdb.com/title/tt0096463/
https://it.wikipedia.org/wiki/Una_donna_in_carriera
https://www.comingsoon.it/film/una-donna-in-carriera/5298/scheda/
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