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La verità prima o poi viene a galla e costringe a regolare i conti col passato; è questa la riflessione che ci lascia in eredità “Il più bel giorno della mia vita”. La piccola comprimaria di questo toccante film della Comencini, la desidera per i suoi cari perché ne ha sentito parlare al catechismo. Il prete le ha assicurato che la Verità libera l’uomo, aprendogli le porte della felicità e dell’incontro col Divino. Edificante ma difficilmente realizzabile. La menzogna è stata la padrona di casa indiscussa della sua famiglia, che ruota con matriarcale devozione intorno alla nonna Irene (interpretata da una toccante Virna Lisi). Questa donna sembra essere riuscita a fermare il tempo, ad accattivarselo con la sua algida bellezza, ma l’incanto non ha avuto gli effetti che sperava. La splendida dimora, che ha scandito i ritmi della vita col marito ed i figli, adesso è aspra e selvaggia, assalita dai rovi e dai rampicanti, che cerca di tagliare con scarsi risultati. E i suoi pargoli, che le piace rivedere nei vecchi filmati con la cinepresa, sono cresciuti, e con qualche difficoltà. Ma lei sembra non volere aprire gli occhi, si abbarbica con tutte le forze ai ricordi e alle sue ferree convinzioni. Pretende che il rigore che lei si è imposta, sia per riflesso acquisito dai figli. Le vite di Rita, Sara e Claudio (che hanno i volti dei bravi Buy, Ceccarelli e Lo Cascio) sono però tutt’altro che regolari.
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Rita non accetta la fine del suo matrimonio ed è vittima dell’immaginazione che le mette sempre al fianco l’amante-veterinario. Non esiste più il consorte e neanche le figlie sembrano riportarla alla realtà. Il marito di Sara è morto. È anch’ella schiava di spiccate ossessioni che le fanno temere per il futuro di un figlio fin troppo taciturno o l’ inducono ad innamorarsi per telefono di uno sconosciuto. Claudio vive nel terrore. Vuole a tutti i costi uccidere la sua omosessualità, calpestando l’amore dell’uomo con cui convive. Si aggira per le strade notturne e spegne le voglie che lo assalgono. Un bacio dato all’uomo che brama e che sembra attenderlo davanti ad una fontana è per lui impensabile da dare, da palesare. Si vergogna agli occhi del mondo ma l’unico sguardo che davvero teme è quello della madre. Ha cercato il suo consenso ma non è stato mai considerato abbastanza. Per Irene, Claudio è poco più di un bambino; le sorelle hanno avuto la meglio sulle sue attenzioni. La preghiera della nipotina però si alza in cielo e sembra che Qualcuno da lassù voglia esaudirla. Ed ecco che tutti sono costretti a togliersi la maschera. E saranno gli Uomini a liberare i tristi protagonisti, facendosi guerrieri in nome della tanto reclamata Verità. Il devoto marito affrancherà la meschina Rita, il sofferto figlio sveglierà il torpore di Sara, il tenero compagno spegnerà i tormenti di Claudio. E proprio Claudio, il reietto della casa, sarà il redentore della madre invertendo il comune ordine delle cose, mostrandosi senza più reticenze.
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Il ragazzo ha sempre vissuto con la paura del giudizio materno, ma la prima a sentirsi in difetto agli occhi di Claudio è stata proprio Irene. Nel suo sguardo sincero e scrutatore, lei riusciva a riflettersi, leggendovi così la sofferenza repressa di una moglie fin troppo trascurata. Fuggire dal figlio significava allontanarsi dal suo dramma interiore e questo l’ha in qualche modo anestetizzata. L’amore per Claudio supera l’amor proprio; accoglierlo la riporterà a sé stessa, e ad apprendere una grande lezione. Nella vita, ed in amore soprattutto, non possono esistere schemi, sovrastrutture o ruoli da mantenere; in gioco c’è la felicità che si ribella a tutto fuorché alle istanze del cuore. Un film che commuove e fa riflettere, portando alla luce il ritratto di una famiglia travagliata e incasinata, scevra da schemi retorici o da moralismi infiocchettati.
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La Comencini riesce a dirigere con indubbia sicurezza e affida il suo dramma corale a donne complesse, segnate dal dolore ma non prostrate, perennemente in lotta con i loro fantasmi. Costruire una storia come questa non sarà stato difficile per una regista rodata come lei. Nelle storie al femminile, difatti, riesce ad esprimersi al meglio e scegliere interpreti tanto intense ed efficaci le ha reso il lavoro più semplice, probabilmente. Il risultato finale è di indiscutibile qualità e la storia riesce, con l’intreccio delle traversie dei suoi dolenti protagonisti, ad interessarci. L’epilogo consolatorio, seppur orchestrato da una buona sceneggiatura, non depone pienamente a favore della pellicola che ci saluta donandoci l’impressione di essere stati intrattenuti con qualche sbadiglio. Certamente non conquistati.
Giovanni Capizzi
05/07/2015
Edizione esaminata e brevi note
Regia: Comencini Cristina
Soggetto: Comencini Cristina
Sceneggiatura: Comencini Cristina, Schiaffino Lucilla
Direttore della fotografia: Cianchetti Fabio Montaggio: Zanuso Cecilia
Interpreti principali: Lisi Virna, Buy Margherita, Ceccarelli Sandra, Lo Cascio Luigi
Musica originale: Piersanti Franco
Scenografia: Comencini Paola
Costumi: Berardi Antonella
Produzione: 01Distribution
Origine: Italia, Gran Bretagna
Durata: 102 min.
Approfondimenti:
http://www.imdb.com/title/tt0296144/
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_pi%C3%B9_bel_giorno_della_mia_vita
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