Carlo Giordano e Luca Giovanni Piccione, i due autori di “Liberi da interessi”, scrivendo un libro con toni da fiaba – e con tutto quello di affettato e di caramelloso che ne può conseguire – si sono rivolti palesemente ad un pubblico di lettori non esperti di economia. Anzi, per la precisione leggiamo che “questo piccolo libro si rivolge proprio alla prossima generazione, ai bambini e ai ragazzi, per spiegare loro quello che i più grandi non dicono” (dalla quarta di copertina). Un’operazione editoriale che in realtà ci sembra avere come primi destinatari proprio gli adulti (sottotitolo: “Il debito pubblico italiano spiegato ai bambini, ai ragazzi e anche ai loro genitori”): rivolgersi ai più giovani diventa quasi la rivendicazione di una onestà intellettuale; perché come si suol dire “in fondo ai bambini non si può mentire”.
Siccome poi la complessità degli argomenti e le menzogne, nel campo economico e finanziario, sono una costante, il tentativo di Giordano e Piccione è stato quello di raccontare la nascita della moneta come espressione di rapporti umani, volgendo lo sguardo prima ad un livello microeconomico, familiare e poi a quello planetario. Successivamente il racconto si concentra, tra “pezzettini” e i signori “Grazie, Dammi, Voglio”, sulla degenerazione del debito pubblico italiano, appunto mediante esempi di economia domestica, quelli più evidenti nella vita di tutti i giorni. Una scelta che non ci fa parlare nemmeno di un vero e proprio pamphlet, e non tanto per i toni fiabeschi: il cuore del libro, alla fin fine, intende spiegare perché il debito pubblico italiano – spada di Damocle sempre evocata ma che pochi conoscono per quello che è – sta crescendo senza freni e perché ormai il tasso di interesse è un meccanismo finanziario che trasferisce ricchezza dai più poveri ai più ricchi. Ne consegue, quindi, la considerazione che sono gli interessi in quanto tali a rappresentare uno strumento deleterio per la finanza pubblica, visto che in concreto non ci farebbero guadagnare proprio niente (“può sorprendere, ma liberarsi dagli interessi ci può aiutare a guadagnare di più”); e che, qualora lo Stato non fosse condizionato da questo pesantissimo macigno, il debito pubblico potrebbe “essere risanato in un paio di decenni”.
Una posizione discutibile quella di Carlo Giordano, di Luca Giovanni Piccione, ma l’impressione è di un’apertura al confronto, non semplicemente di un approccio dogmatico e definitivo.
Per quanto sia in questi anni si è discusso molto di debito pubblico illegittimo e della possibilità di non pagarlo o di non pagare i relativi interessi. Non ci riferiamo tanto a intellettuali come Damien Millet o Éric Toussaint; e nemmeno a un personaggio come François Chesnais, che sappiamo non essere un politico propriamente moderato. Il pensiero va semmai alle scelte concrete del presidente ecuadoregno Rafael Correa quando, nel 2007, costituì una commissione d’inchiesta. Emerse che oltre l’80% del debito dell’Ecuador era servito “a re-finanziare il debito stesso, mentre solo il 20% è stato destinato a progetti di sviluppo”. Scontato l’epilogo: il debito che letteralmente strozzava lo Stato sudamericano fu successivamente dichiarato illegittimo “in quanto si trattava di un prestito che faceva gli interessi esclusivi di banche e multinazionali e non del paese che avrebbe dovuto aiutare” (da http://www.ilcambiamento.it). L’idea di fondo di coloro è chiara: soltanto una piccola parte del cosiddetto “credito pubblico” è in mano ai piccoli risparmiatori, mentre sono sempre i grandi gruppi finanziari privati ad approfittarsi di questo micidiale sistema predatorio.
Cosa altro aggiungere? “Liberi da interessi” si chiude coerentemente con la letterina di un bimbo che non sembra tanto ingenuo e sprovveduto e che difatti la indirizza ad un non ben identificato “signore che lavora a Roma”: “Potremmo vivere più tranquillamente se i miei genitori potessero pagare meno tasse (so che ci sono persone che non le pagano affatto). Ma i miei genitori mi hanno detto che le tasse servono allo Stato italiano per pagare la pensione dei miei nonni, per far funzionare gli ospedali e le scuole. Mi hanno anche detto che le nostre tasse servono per pagare gli interessi sul debito pubblico. Posso farvi una domanda. Ma dove vanno questi soldi-interessi che lo Stato italiano ci toglie con le tasse tutti gli anni?” (pp.67).
Edizione esaminata e brevi note
Carlo Giordano, nato a Milano nel 1981. Ha lavorato in studi legali milanesi per poi orientarsi verso la gestione dei conflitti e dei processi partecipativi. Attratto infine dalla ricerca economica ha avviato esperimenti di finanza collaborativa. E’ un Ethics Officer di Assoetica.
Luca Giovanni Piccione, ha 49 anni, ha conseguito una laurea triennale in informatica ed una in psicologia. E’ un Ethics Officer di Assoetica.
Carlo Giordano, Luca Giovanni Piccione, “Liberi da interessi”, Dissensi Edizioni, Viareggio 2016, pp. 156.
Luca Menichetti. Lankenauta febbraio 2017
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