A volte è difficile decidere cosa raccontare di un viaggio, si rischia sempre di fare la figura dell’amico che t’invita a casa solo per propinarti ore ed ore di foto sulle sue vacanze a Rimini o in Sardegna. In questo caso il viaggio è durato solo una settimana, ma con le esperienze che abbiamo fatto sembra quasi che sia durato un mese. D’altronde questo è quello che succede normalmente durante i viaggi organizzati in Senegal da Viaggi Solidali insieme alla ONG CPS – Comunità Promozione e Sviluppo. Viaggi che fanno entrare...CONTINUA...
“Io sono un ladro. Ve lo dico per onestà.
Bene, come diceva un grande poeta finlandese:” Non è tutto qui!”.
Prima di questa avventura – o questo scasso, se preferite – mi ero assopito per otto lunghi anni Nel commercio. Ho provato anche questo. Ho provato tutto. Si trattava di un negozio di foto. Un vero coma. Il reddito, l'IVA, i sussidi, la sicurezza sociale, le assicurazioni obbligatorie, le imposte locali, le etichette, le autostrade, i parcheggi, le contravvenzioni, le contribuzioni, le reti viarie, le insegne, gli spazzini, la televisione, gli sconti, i piccoli omaggi, i favoritismi, gli sbirri, gli ospedali, le feste padronali, i contributi, le mutue...Ho pagato...CONTINUA...
Accostare l’infanzia del mondo all’infanzia dell’uomo. L’epoca in cui le domande iniziano a porsi e sorgono i primi tentativi di risposta va oltre il limite dei “primordi”. È nel pieno del territorio della filosofia, o forse, ancor prima, in quelle misteriose lande sapienziali in cui si era inoltrato Giorgio Colli nel suo celebre libro La nascita della filosofia (ed. Adelphi). È in questa dimensione semifluida, carica di simboli e di immagini archetipiche, che Riccardo Ferrazzi si introduce in Noleggio arche, caravelle e scialuppe di salvataggio...CONTINUA...
A dispetto del titolo – “Morire senza salute” – non proprio all’insegna di uno strepitoso ottimismo, va detto che il saggio di Gabriele Pagliariccio non è soltanto un catalogo di disastri visto che quasi un terzo del libro è dedicato al “percorso virtuoso dell’Ecuador, “un paese che, vincendo il paradigma liberista, sta compiendo un cammino verso la costruzione di una sanità pubblica”.
Altro discorso per il nostro paese e per gran parte del mondo cosiddetto “globalizzato”. Se per l’Ecuador Pagliariccio scrive di una “costruzione”, per il resto del pianeta si assisterebbe semmai ad una “decostruzione” della sanità, ad una sua palese mercificazione: “si è condannati a morire sulla porta di un...CONTINUA...
Dopo aver recensito il suo "L'ubbidiente democratico", ho deciso di rivolgere alcune domande all'autore, Luigi Iannone:
Ciao Luigi, probabilmente fra coloro che leggeranno questa intervista ci saranno persone che non hanno ancora letto il tuo “L'ubbidiente democratico”(Idrovolante Edizioni) e per questo comincerei proprio col chiederti chi é questo “ubbidiente democratico”?
Siamo tutti quanti noi. Quando utilizziamo un aggettivo invece di un altro, non utilizziamo taluni termini per paura di offendere l’interlocutore, non ci esprimiamo su taluni valori e scelte ideali fondamentali per timore di essere attaccati e di passare dalla parte dei barbari brutti e cattivi, diventiamo...CONTINUA...
“E allora bisogna essere concreti e spietati: con Lorenz è diverso non in quanto nazista ma per le sue teorie sull'imprinting e forse, soprattutto per qualche suo saggio non-conformista come “Gli otto peccati capitali della nostra civiltà” (peraltro, pubblicato in Germania nell'anno del Nobel) in cui mette alla berlina il modello democratico che esalta una innaturale disumanizzazione della nostra specie. Per questo, e non per le sue passate “simpatie”, Lorenz è diventato un appestato. Ma non si ha il coraggio di dirlo.” (pag. 34)
Avevo trascorso una settimana di lavoro distruttiva, al limite dell'alienazione totale, e tenevo fra le mani questo sferzante, incisivo e anche struggente...CONTINUA...
Nei primi articoli e recensioni che sono seguiti alla pubblicazione del libro di Barbara Beneforti viene citata giustamente una frase significativa, presente a pagina diciassette: “A volte le cose fatte per rimedio riescono meglio di quelle fatte per volontà”. Espressione di quel buon senso popolare che, negli anni tra il moribondo Granducato di Toscana e il nuovo Regno d’Italia, appariva soffocato da autorità statali lontane e sopratutto disinteressate alla vita di un popolo di subalterni, quelli privi del diritto di voto. Una distanza e un’incomprensione che viene felicemente raffigurata nella “disertora”: questa è figlia di Ersilia, una giovanissima contadina...CONTINUA...
Perché si scrive? Mi vengono in mente innumerevoli risposte: per raccontare, testimoniare; per divertirsi, passare il tempo, mettere su carta i pensieri in modo da poterli analizzare meglio.
Ma dopo aver letto l’ultimo libro di Gianluca Giusti ho cominciato a credere che il motivo principale per cui scriviamo, l’unico in grado di comprendere tutti gli altri, sia uno solo: per farci ricordare. Perché qualcuno, tra cento o mille anni, possa trovare le parole da noi formulate in un tempo lontano e venire a sapere della nostra esistenza.
“Sono fermo, mi muovo” fa di tale scopo la sua ragion d’essere, anche se in questo caso si tratta di tramandare la memoria...CONTINUA...
"Il primo ringraziamento va a mio nonno Riccardo che fin da quanto ero piccola amava raccontarmi la «sua guerra». Tanto di ciò che ho scritto è frutto dei suoi appassionati racconti e delle emozioni, dei sentimenti e dei pensieri che li hanno accompagnati". I ringraziamenti finali di Roberta Rubini si aprono col doveroso riconoscimento alla testimonianza e ai racconti di suo nonno Riccardo. Fin dalle primissime pagine di questo libro trasuda la presenza di una memoria di famiglia. Si percepisce, in maniera nitida, l'esistenza di una voce narrante che è, o è stata, necessariamente vicina, reale, tangibile. Conosco la profondità e il fascino dei racconti di chi la guerra l'ha fatta, patita...CONTINUA...
Coloro che hanno letto “La Costituzione spezzata”, siano pure ammiratori del berluschino, credo potranno convenire che Andrea Pertici è persona molto educata. Di questi tempi è molto difficile mantenere la calma e la lucidità di fronte al can can mediatico che precede il fatidico 4 dicembre 2016; soprattutto se non si crede affatto all’adagio che “tanto non cambia niente”. Oppure, al contrario, se non si apprezza nemmeno il “cambiamo, almeno succede qualcosa”, “se poi va male si cambia ancora”. A prescindere da ogni altra considerazione di merito, come se cambiare per cambiare, anche in peggio, sia comunque cosa buona e giusta.
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