Categoria:
letteratura italiana
Secondo romanzo del ciclo dedicato a Ferrara, “Gli occhiali d’oro”, edito nel 1958, narra la storia di due emarginazioni parallele che poco a poco s’incrociano, in un preciso contesto storico, per avere poi un diverso epilogo.
L’argomento dell’omosessualità – non usuale e ancora circondato da molti pregiudizi in quegli anni – viene affrontato con eleganza e levità, partecipazione umana, ma non complicità.
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Bassani è un autore complesso e raffinato, che è ritornato più volte sulle sue opere rivedendole soprattutto dal punto di vista stilistico con perfezionismo. In lui la scrittura si delinea come officina, laboratorio continuo in perpetuo miglioramento.
A un certo punto della sua attività inizia a rielaborare la sua narrativa d’argomento ferrarese e la raccoglie ne “Il romanzo di Ferrara”, che si articola in sei parti: “Dentro le mura”, Gli occhiali d’oro”, “Il giardino dei Finzi-Contini”, “Dietro la porta”, “L’airone”, “L’odore del fieno”.
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Leonardo Sciascia chiese che “Una storia semplice” venisse pubblicato postumo. Un’esplicita volontà puntualmente rispettata. Infatti il lungo racconto venne dato alle stampe proprio poco tempo dopo la morte dello scrittore siciliano. Con questo breve componimento sembra che Sciascia abbia desiderato lasciarci una sorta di monito e, al tempo stesso, un insegnamento di moralità e civiltà.
La storia è “semplice” forse perché Sciascia l’ha vista ripetersi tante volte, “semplice” perché potrebbe appartenere a qualsiasi tempo e a qualsiasi luogo. “Semplice” perché nient’affatto “semplice”, in una...CONTINUA...
La lettura di “C’era una volta l’intercettazione” conferma ancora una volta come spesso la miglior recensione di quei saggi e istant book che riguardano i fatti e misfatti di casa nostra sia proprio la loro prefazione a cura dell’onnipresente – per nostra fortuna – Marco Travaglio: ovvero non soltanto un’efficace sintesi di quanto tratta l’opera in questione, ma soprattutto un’analisi approfondita del contesto truffaldino in cui maturano quelle bufale mediatiche che il libro tenta di sbugiardare.
Difatti anche il saggio di Ingroia sulle intercettazioni è integrato da una precisa e spietata casistica...CONTINUA...
La tomba di Silone si trova a Pescina, il piccolo paese della Marsica dove lo scrittore è nato. Le sue ceneri, rispettando le sue volontà, sono deposte ai piedi di una torre medievale. Non vivo a grande distanza per cui vado a trovarlo, di tanto in tanto. Mi siedo sulla panchina, di fronte alle lettere dorate che compongono il suo nome, e penso a “Fontamara”. A quel luogo immaginario che somiglia così...CONTINUA...
Posso dire di aver lavorato a questo saggio più, e con più impegno e passione, che a ogni altro mio libro.
Così Leonardo Sciascia al termine della Nota posta in chiusura di “Morte dell’inquisitore”, un libro pubblicato, per la prima volta, nel 1964. Un’inchiesta storica legata al nome di fra Diego La Matina, siciliano di Racalmuto che condivide con Sciascia il luogo d’origine e forse molto altro. Un “antenato” la cui memoria è stata tramandata, seppur in maniera confusa e vagamente distorta, sotto forma di leggenda orale e popolare...CONTINUA...
Lo confesso: ho comprato “Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza risparmiare se stessi)” per via del titolo. Nient’altro. Forse è la motivazione più banale del mondo, ma tant’è. La prima edizione risale al 2001, la Minimum Fax lo ha riportato in libreria a distanza di otto anni.
Ho notato che sulla copertina, illustrata da Alessandro Gottardo, poco sotto il titolo, c’è scritto “Romanzo” eppure del romanzo questo libro ha poco. Diciamo nulla. Non c’è trama, non c’è registro narrativo omogeneo e probabilmente non è nemmeno possibile collocare l’opera in qualche genere letterario certo....CONTINUA...
Inverno ’44. Nella sonnolenta provincia veneta, in un antico paesotto agricolo, vive Caterina, una vecchia signora austera e dispotica, inacidita dalla solitudine e dall’età. Ricca ereditiera, ha vissuto col padre fino a cinquant’anni e ha rifiutato ogni pretendente alla sua mano (e alle sue sostanze), dedicandosi all’amministrazione dei suoi beni e all’allevamento di cani e cavalli di razza. Abita in un grande palazzotto pieno di stanze insieme al vecchio servo Giovanni, ereditato dal padre, che mai l’aveva stipendiato pur avendolo utilizzato per molte mansioni (servo, fattore...CONTINUA...
Di nuovo (visti gli ultimi tre pezzi che ho scritto qui) mi trovo a scrivere che l'autrice di questo libro, di questa raccolta di poesie, è una persona che conosco. La cosa che a me sembra curiosa è che siamo, diciamo, compaesani, nel senso che entrambi siamo di Pistoia (anche se io vivo a qualche chilometro dalla città, in effetti), ma ci siamo conosciuti tramite internet. Lei pubblica cose sue e di altri su Nazione Indiana, io ogni tanto commentavo i suoi pezzi. Così ci siamo conosciuti. Ci siamo poi incontrati in occasione, purtroppo, di una lettura in memoria di David Foster Wallace, lo scrittore...CONTINUA...
I proclami di copertina non mi hanno mai convinta molto. Leggere che Sedaris è “l’umorista migliore d’America” è stato, fin da subito, ai miei occhi, vagamente sospetto. Perché sapere che il libro che stai per leggere è stato scritto da “l’umorista migliore d’America” non può che generare immense aspettative. La parte difficile, però, è nel riuscire a rispondere alle suddette aspettative. Infatti Sedaris e il suo “Mi raccomando: tutti vestiti bene” non sono stati all’altezza di ciò che la copertina annunciava. Rischio calcolato per un lettore.
Sedaris scrive racconti. E’ il genere più adatto...CONTINUA...
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