Sul blog di Beppe Grillo, fino a pochi mesi fa, ogni lunedì appariva Marco Travaglio con la sua rubrica video “Passaparola”, nella quale il giornalista torinese, da par suo, faceva il punto sugli scandali, sui ladri e sul groviglio di troie, troioni e parassiti insediati nelle Istituzioni della Repubblica. Collaborazione poi terminata ufficialmente per i troppi impegni di Travaglio, anche se per alcuni malfidati questo abbandono è da mettersi in relazione alle intemperanze di Grillo che aveva litigato con Sonia Alfano e De Magistris e per di più aveva tacciato "Il Fatto" di essere un residuato di vecchi arnesi. Insomma una mossa diplomatica per evitare imbarazzi e future polemiche. Siano illazioni...CONTINUA...
Il libro di Riccardo Finelli è un diario di viaggio ma è anche un testo di denuncia a cui fa da corollario l'amarissima constatazione dell'ennesimo italico scempio. A tutto si mescola la malinconica traccia di un passato glorioso, e cancellato fin troppo semplicisticamente, che ha accompagnato per più di un secolo la linea ferroviaria che dal baricentro d'Abruzzo, dopo essersi abbarbicata tra gli altipiani della Maiella, discendeva attraverso l'antica terra sannita, costeggiando appena l'alto Molise, fino a conquistare, poco più tardi, il cuore di Napoli. La gloriosa "Napoletana" (linea Pescara-Napoli), infatti, non esiste più. L'11 dicembre 2011 l'ultimo treno ha percorso il tragitto che conduce...CONTINUA...
"Vita" è un romanzo complesso e bellissimo, scritto col cuore e la penna di chi scava nel passato di un padre e del padre di un padre. Persone che, in vita, hanno raccontato tanto senza voler dire quasi nulla di sé. A narrare il passato ci sono però lettere, ricordi, fotografie sbiadite e il desiderio della Mazzucco di non dimenticare. "Vita" naviga nel tempo e nello spazio, apparentemente senza ordine anche se la casualità, in un'opera di questo calibro, non può esserci. Il lettore più pigro potrebbe trovarsi spaesato, quello più acuto, invece, non potrà che apprezzare il gioco tutto letterario di sguardi e di intrecci tra persone e personaggi. Un romanzo che diventa un'epopea familiare ma anche...CONTINUA...
Ci sono tanti modi per farsi trattare da fascista, imperialista, bieco capitalista. Uno dei più efficaci è criticare Fidel Castro e gli esiti della cosiddetta “rivoluzione cubana”. Per questo motivo un libro come la biografia “non autorizzata” del Lider Maximo non potrà piacere a coloro che, a dispetto del crollo di muri e sistemi dittatoriali, vedono nel regime di Castro un baluardo intoccabile dell’anticapitalismo e quindi una speranza in un modello di “socialismo caraibico” che non può assolutamente essere messo in discussione. Al punto che ogni refolo di critica, nel più puro stile benaltrista, merita l’accusa di voler ripristinare una dittatura come quella di Batista; con la pretesa che...CONTINUA...
La zia «Lali non aveva mai lavorato, distesa sull’amaca in giardino d’estate amava dire, Il tempo che ti abbonda tra le mani può divorarti. Ti abbonda del tempo tra le mani, zia?».
Ti abbonda del tempo tra le mani, zia. Leggo e rileggo questa frase, così grassa, così farcita di superfluo e mi domando come ha potuto Ornela Vorpsi disimparare a scrivere. Ricordo il suo primo libro, "Il paese dove non si muore mai", che lei, albanese, aveva scritto in un italiano gustoso e con una prosa vispa e spontanea, ripenso alla sua capacità di giocare col macabro e di intrattenere col drammatico dei ricordi della sua infanzia comunista a Tirana, e mi chiedo cosa rimane di quella leggerezza in questo “Fuorimondo”...CONTINUA...
Nella quarta di copertina leggiamo: “Questo romanzo è la naturale integrazione e l’indispensabile complemento di Centomila gavette di ghiaccio”. E fin qui tutti d’accordo, soprattutto nel definirlo romanzo. Mentre la più celebre opera di Bedeschi è stata definita anche “testimonianza” e comunque un racconto di vita nel quale, pur con i nomi dei reali protagonisti reinventati dall’autore, prevaleva la tragica esperienza diretta della ritirata di Russia, nel successivo “Peso dello zaino” (prima edizione 1966) le cose non stanno proprio così. E’ vero che la prima stesura di “Centomila gavette di ghiaccio” comprendeva anche le vicende dei reduci fino al drammatico spartiacque dell’8 settembre 1943...CONTINUA...
Sottotitolo: "La storia di Moshe Bejski, l'uomo che creò il Giardino dei giusti". Nei pressi di Gerusalemme c'è un luogo molto speciale che si chiama Yad Vashem, noto mausoleo commemorativo della Shoah. Lì si trova anche il Giardino dei Giusti nel quale, dal 1962 (anno della fondazione), si è deciso di piantare un albero di carrubo in ricordo di ogni giusto che ha rischiato la propria vita per aiutare gli ebrei. Il compito di scegliere le persone a cui attribuire tale riconoscimento è affidato ad una particolare Commissione istituita nel 1963. Il primo presidente della Commissione...CONTINUA...
Per un bambino la scomparsa di una persona fondamentale come la mamma non ha una spiegazione precisa: avviene, e d’improvviso scompaiono certezze e punti di riferimento, lui rimane nella desolazione, in un mondo diventato oscuro e incomprensibile.
Brutto male ha portato via la mamma, sente ripetere il piccolo Massimo. O forse se n’è andata perché suo figlio non ha saputo trattenerla e non si è comportato bene. I sentimenti costituiscono un groviglio sempre più...CONTINUA...
Nel 2007 Miriam Toews ha debuttato come attrice nel film messicano "Luz silenziosa", diretto da Carlo Reygadas. La pellicola è stata girata a Cuauhtémoc, città del Chihuahua, una regione nel nord del Messico, e racconta le vicende di una comunità menonnita del luogo. La lingua parlata nel film è il Plattdeutsch o basso tedesco, l'idioma utilizzato abitualmente dai menonniti. Evidentemente non è proprio un caso che "Mi chiamo Irma Voth" sia ambientato nella zona di Chihuahua, che la storia coinvolga dei menonniti e che Irma, la protagonista del...CONTINUA...
Demoni, angeli, zombie, fantasmi, streghe e stregoni. C’è davvero tutto il catalogo dell’horror demoniaco nel romanzo “Nell’abisso profondo”; ma, nonostante abbondanza di personaggi inquietanti, il rischio di ritrovarsi con una riproposizione in chiave letteraria di qualcosa tipo “Dracula contro Frankenstein”, viene scongiurato proprio dallo stile di Tom Piccirilli e dalla trama oggettivamente complessa. Il narratore non ha un nome ma si presenta come “Maestro invocatore”, negromante che anni prima apparteneva ad un coven (letteralmente una congrega di streghe e stregoni dediti a riti pagani) capeggiato da Jebediah DeLancre. Questi, con uno stratagemma, lo conduce davanti a lui, che ha accanto...CONTINUA...
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