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Burton Tim
Nulla è per sempre… neanche la morte.
C’era molta attesa per il ritorno nelle sale del geniale Terry Gilliam; molta attesa perché di Parnassus se ne parlava oramai da un bel po’, e non solo perché è l’ultima pellicola interpretata da un attore entrato nel mito perché prematuramente scomparso – e perché bravo, e quest’ultimo film interpretato, se mai ce ne fosse bisogno, è una conferma ulteriore del talento dello sfortunato australiano -, come Heath Ledger. Non c’è solo Ledger, naturalmente, c’è soprattutto il talento visionario dell’eterno fanciullo Gilliam...CONTINUA...
Entrare nei labirinti della fanciullezza per descrivere il tempo della meraviglia e della scoperta, della presa di coscienza della crudeltà e della bellezza del mondo è sempre impresa ardua e degna di nota per ogni forma d’arte che non si arresti alla superficie delle cose. Tomas Alfredson, ispirandosi al fortunato romanzo horror omonimo di John Ajvide Linqvist (uscito ad ottobre in Italia ed edito da Marsilio), sceglie di mettere in scena un’opera che indaga il periodo di passaggio tra infanzia e adolescenza fotografando l’avvicinamento affettivo tra due dodicenni non...CONTINUA...
Ci eravamo lasciati con l’opera che ne raccontava la genesi, con molte licenze rispetto al fumetto senza perdere di vista però quell’elemento che ha reso Batman uno dei fumetti più fascinosi della DC Comics: il lato oscuro. L’eroe della notte, della tenebra, che come marchio porta con sé il proprio incubo primordiale: il pipistrello. E il pipistrello evoca la notte più buia, nell’inconscio di ognuno di noi, quella del vampiro. Certo Batman non è un vampiro, ma come un vampiro abita la notte, è una creatura del buio, dell’ombra, quasi infero. Non proprio le stimmate del...CONTINUA...
Tim Burton non finirà mai di stupirci, questo è certo. Se si esclude il trascurabilissimo e poco fantasioso remake de Il pianeta delle scimmie, il regista americano, quanto a originalità di temi - anche gli adattamenti, come nel caso in questione, vivono sempre del suo personalissimo tocco creativo - e sviluppo visivo degli stessi non ha mai deluso chi ama il suo geniale modo di far cinema. Nel caso di Sweeney Todd, il barbiere più sanguinario che si ricordi, l'artista californiano i rischi se li piglia tutti e ancor di più: adatta un musical macabro...CONTINUA...
Dimenticatevi subito il titolo “all’italiana”, La promessa dell’assassino, davvero fuorviante, solita ottusità nostrana per invogliare alla visione gli spettatori di grana grossa. Dimenticatevi anche, ma non troppo, il Cronenberg disturbante e ipervisionario di Videodrome e La mosca, de Il Pasto Nudo e di Crash. Dimenticatevi di tante cose ma non scordatevi che l’ultimo Cronenberg è sempre Cronenberg, pur riaggiornato a temi e modalità espressive che si insinuano da differenti angolature sotto pelle rispetto...CONTINUA...
Finalmente è arrivato anche in Italia, pur con grave ritardo. L’ultima fatica dell’irlandese Neil Jordan, Breakfast on Pluto, si affaccia a fine maggio nelle sale italiane dopo aver affascinato le platee del vecchio continente, tanto da entrare con pieno merito nella cinquina per il miglior film europeo dell’anno appena trascorso. È ancora una volta un romanzo di Patrick McCabe la fonte di ispirazione del regista di Sligo, a dieci anni dal poco fortunato The butcher boy (1997, comunque premio alla regia a Berlino, tratto da un romanzo omonimo...CONTINUA...
Una delle più geniali e suggestive vendette della storia del cinema si consumò in teatro: un teatro di sangue, per l’appunto. Theatre of blood è, difatti, il titolo originale (da noi riadattato come Oscar insanguinato) di una godibilissima pellicola di Douglas Hickox, magistralmente interpretata dall’icona horror Vincent Price. Il film, strutturato su un’ affascinante trovata narrativa, ovvero immaginare un assassino che compie i suoi delitti secondo un rituale che ha come schema unico l’emulazione-(re)interpretazione di noti drammi shakespeariani, ha al contempo...CONTINUA...
Il 2006 è stato un anno pieno di riconoscimenti e consensi per i filmaker messicani: la consacrazione mondiale di Inarritu con Babel (varie nomination agli Oscar), la conferma di Cuaron (dopo l’intermezzo Harry Potter) con I figli degli uomini e la sorpresa Guillermo Del Toro con Il labirinto del fauno (candidato all’Oscar come miglior film straniero). Le recensioni positive si sono sprecate, soprattutto per Il labirinto del Fauno, fiaba inusuale che mescola fantasia e melodramma, pensata e realizzata...CONTINUA...
Che David Lynch si sentisse a suo agio nel raccontar di “mostri” lo si intuisce già dall’opera prima (Eraserhead), così imperscrutabile eppure fascinosa, cosi lontana dalle produzioni dei fine Settanta e già a suo modo cinema con tracce di futuro. Che una neonata casa di produzione, partorita comunque dal ventre hollywoodiano, fondata dal regista comico-demenziale Mel Brooks, affidasse a Lynch, autore dimostratosi bizzarro e indipendente, l’ambizioso progetto di realizzare un’opera basata su una dolorosa e toccante storia realmente accaduta, era assai improbabile. Eppure...CONTINUA...
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