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Auschwitz
Elie Wiesel è morto il 2 luglio 2016 nella sua casa di Manhattan, New York. Aveva 87 anni e con la sua morte viene a mancare una delle voci più lucide, profonde e consapevoli dell'orrore perpetrato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Era nato nel 1928 nella cittadina rumena di Sighet (Sighetu Marmatiei) da una famiglia chassidica. Nel 1944, quando l'Ungheria decise di prendersi Sighet, gli ebrei furono rinchiusi nel ghetto. Elie, insieme a suo padre Shlomo, finirono a Buna Werke, uno dei...CONTINUA...
A voler essere pedanti forse dovremmo definire letteratura concentrazionaria soltanto gli scritti "nati dall'esperienza dei campi di concentramento". Interpretazione fin troppo restrittiva almeno se pensiamo ai "Racconti dal ghetto di Lodz": gli ebrei presenti in quello che inizialmente voleva essere solo un centro di raccolta, poi diventato un polo industriale a basso costo di manodopera, erano in tutto e per tutto prigionieri senza alcuna via di scampo, seppure non in un campo di concentramento ufficiale. L'opera di Abram Cytrin, elaborata tra il 1940 e il 1944, rappresenta quindi qualcosa di...CONTINUA...
Difficile immaginare un contesto più infelice di Auschwitz per esibire al meglio le doti fondamentali del giocatore di scacchi: pazienza, lealtà, disinteresse, rispetto delle regole, entusiasmo e astensione da tutti i vizi che annebbiano il cervello. Eppure nel romanzo di John Donoghue uno dei protagonisti è l’orologiaio ebreo Emil Clément, un autentico genio della scacchiera, alla mercé della barbarie nazista e, pur "häftling" a tutti gli effetti, costretto a dare scacco matto agli avversari per salvare delle vite. Momenti spaventosi che rimangono scolpiti nella memoria di Clément e che risaltano...CONTINUA...
È evidente che quando nel novembre 1940 Witold Pilecki, capitano dell'Armata polacca, si fece arrestare dai nazisti per poi essere mandato sotto falso nome ad Auschwitz, non sospettava minimamente il guaio in cui si era cacciato. L'intento era quello di infiltrarsi, raccogliere informazioni e organizzare una rete clandestina pronta a prendere il controllo del campo. Un'idea ingenua e destinata al fallimento: sopravvissuto miracolosamente dopo mesi e mesi di sofferenze, Pilecki trovò il modo di darsi alla fuga quando ormai era chiaro che il segnale di rivolta non sarebbe mai arrivato. "Il volontario...CONTINUA...
Lucille Eichengreen in realtà si chiama Cecilia Landau. È nata ad Amburgo, in Germania, da genitori ebrei polacchi il 1° febbraio del 1925. Quindi quando Hitler conquistò il potere aveva appena otto anni. La Eichengreen ha cominciato a scrivere dei suoi ricordi e della sua terrificante esperienza nei Lager nazisti in età piuttosto avanzata. Il suo primo libro di memorie si intitola "Dalle ceneri alla vita" ed è uscito nel 1994. Mentre "Le donne e l'Olocausto. Ricordi dall'inferno dei Lager" è del 2011. Il titolo originale di questo libro, "Haunted Memories", è forse più essenziale di quello scelto...CONTINUA...
I sonderkommandos erano i gruppi speciali di deportati adibiti ad un compito infamante: collaborare con i nazisti quale manovalanza di sterminio ebraico. In pratica questi detenuti avevano il compito di condurre i loro compagni alla morte, e poi venivano costretti a rimuovere i corpi dalle camere a gas e a procedere alla cremazione. Gruppi speciali che erano destinati comunque ad una periodica eliminazione, sempre per non lasciare testimonianza di quanto accadeva: coloro che appartenevano ad un sonderkommando oltre a portarsi sulle spalle la piena consapevolezza di partecipare allo sterminio...CONTINUA...
Il libro di Mario Bussoni è essenzialmente una ricerca. Meglio, è la ricerca di qualche verità sull'autentico destino di Josef Mengele, il medico di Auschwitz. L'uomo che, dopo una sommaria occhiata ai deportati appena scesi dai treni bestiame, stabiliva chi dovesse sopravvivere e chi dovesse finire immediatamente nelle camere a gas. E' lui, Herr Doktor, il medico dai modi distinti e compassati ad aver deciso della vita e della morte di centinaia di migliaia di esseri umani. Bussoni, in "Josef Mengele. L'angelo della morte" (Mattioli 1885), intraprende la sua indagine storica partendo dalla fine...CONTINUA...
Prima di entrare nella Risiera di S. Sabba sono stata costretta a fermarmi. In alto, a destra e a sinistra, i due alti muri grigi in cemento armato. Non potevo accedere a quel luogo come in qualsiasi altro. No. Ho dovuto rallentare e respirare e pensare. Stavo per entrare nell'unico campo di sterminio esistente in Italia. Stavo per guardare ciò che resta di un mondo che per diverse migliaia di persone ha rappresentato la distruzione allo stato puro. Ed è in quel cortile, tra quelle mura nude e rossicce, in quell'enorme spazio che è chiamato "La sala...CONTINUA...
Neppure gli amanti del calcio autentico, quello che ha fatto storia e che non si scolla da trionfi e nomi memorabili, possono esimersi dalla colpa di aver dimenticato Arpad Weisz. Il suo nome, che pure ha fatto brillare per alcuni campionati l'Inter e il Bologna, sembra essere stato rimosso senza troppi sforzi. Chi è Arpad Weisz? Ce lo racconta, in maniera appassionata e con dovizia di dettagli, il giornalista Matteo Marani. Mi sono avvicinata a questo libro, nascosto sotto una pila di altri, perché ho notato che il titolo conteneva la parola Auschwitz e, come sempre, i miei occhi si incollano...CONTINUA...
Leggendo "Il violino di Auschwitz" mi sono tornate alla mente alcune scene del film "Il servo ungherese" di Giorgio Molteni e Massimo Piesco. Mi riferisco alle sequenze che mostrano un gruppo di deportati costretti a suonare per il diletto dell'ufficiale SS che controlla il campo di sterminio in cui sono rinchiusi. Uomini ridotti allo stremo eppure indotti a riprendere in mano strumenti musicali abbandonati da tempo e a suonarli perché il loro aguzzino vuole divertirsi...CONTINUA...
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