Categoria: immigrazione

Geda Fabio

Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari

Ho deciso di comprare e leggere “Nel mare ci sono i coccodrilli” perché ho ascoltato l’intervista di Fabio Fazio a Enaiatollah Akbari. Un modo come un altro, a mio avviso, di incontrare un libro. Ho seguito con attenzione e curiosità il racconto di quel ragazzo dai capelli mozzati e dal sorriso diverso. Mi ha attratto il suo modo di parlare italiano, il suo racconto che mescolava atrocità e ironia, sciagura e voglia di vivere insieme ad immagini agghiaccianti trasposte con lo sguardo di chi, seppur poco più che ventenne, ha già visto e raccolto decine di mondi. Fabio Geda ha dato voce e inchiostro...CONTINUA...

Geda Fabio

Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani

“Avevamo ammucchiato mezzo metro di roba morbida, fra cui: due polverose valigie di pelle, una polverosa discreta quantità di carta e cartone, della tela che era appartenuta al catino polveroso di una tenda da campeggio (che si chiama catino lo so perché l’ho letto su una pubblicità), alcuni polverosi vestiti usati, due cuscini di un divano ormai dilaniato dalla polvere e dai ragni, alcuni polverosi sacchi di tela verde, il cui contenuto è rimasto ignoto. Ho pensato a Tex, alle notti accanto al fuoco da campo, al cielo stellato...CONTINUA...

Ben Jelloun Tahar

Nadia

Nadia è una beur. Contrazione ed inversione linguistica della parola a-ra-beu (arabo) che, passando per beu-ra-a, ha generato beur: gli immigrati di seconda generazione, i figli dei nord africani residenti in Francia. Nadia è francese, infatti. Figlia di algerini e cittadina francese. Ha un padre generoso e lucido, Nadia. Un uomo che non le impone le restrizioni della sua religione ma che, anzi, riconosce la forza e il valore di sua figlia e l’importanza delle sue ambizioni: Non sono preoccupato per te, so che sei una donna libera. E’ una cosa che non piace molto, da noi....CONTINUA...

Fontana Giorgio

Babele 56. Otto fermate nella città che cambia

Babele rende bene l’immagine di un caos, linguistico prima di tutto. La Babele raccontata da Fontana non è la torre biblica, ma la città di Milano. Uno dei luoghi possibili. Una delle tante città italiane in cui gli immigrati arrivano, vivono, si muovono, lavorano, parlano. Questo libro racconta un viaggio e alcune storie, perché senza incontrare storie, facce e voci è quasi inutile viaggiare. Otto fermate, quelle della 56: a Milano c’è l’usanza poetica di chiamare i bus al femminile. La 56 è l’autobus degli immigrati, quello che percorre via Padova. Storie in movimento...CONTINUA...