Lussureggiante, profumato, assolato e pieno di vitalità. E' questo il mondo che ho trovato in "Gabriella garofano e cannella", il mio primo Amado. Un libro ricco di sogni, poesia e passioni.
E' l'anno 1925 e nelle cittadine brasiliane di Ilhéus e di Itabuna (le stesse in cui Amado è nato ed ha trascorso la sua giovinezza) si verificano profondi mutamenti. Il progresso è la chiave di volta. Un circuito di novità e trasformazioni inarrestabili che travolge anche chi si ostina a non volerne nemmeno sentir parlare. Ma i tempi sono maturi, la forza del denaro si sostituisce a quella dei morti ammazzati mentre la tecnologia impone prepotentemente la sua legge non scritta.
Di Gabriella, in verità...CONTINUA...
E’ probabile che “11 settembre” di Giorgio Radicati, come scrive nella prefazione Joseph LaPalombara, per essere un libro di memorie possa risultare un po’ breve, ma di sicuro è una brevità che almeno ha il pregio di mostrare al lettore l’evidenza di avvenimenti disastrosi altrove diluiti nella retorica dello scontro di civiltà, oppure in un sempre remunerativo esercizio di complottismo. Radicati, allora console italiano a New York, grazie al suo particolare ruolo ed alla sua vicinanza al luogo dell’attentato, è stato un testimone privilegiato di quella tremenda giornata dell’11 settembre; e qui ne dà conto riferendo sia i concitati momenti successivi all’attacco alle Twin Towers, sia tutto quanto...CONTINUA...
Félix de Belloy è un avvocato. Ma è anche il fondatore di "Proxité", un'associazione che si occupa di giovani in difficoltà e delle loro famiglie. Un po' per via del suo lavoro, un po' per via di "Proxité", de Belloy viene costantemente in contatto con ragazzi problematici che vivono nelle periferie parigine e che, con grande facilità, si avvicinano al mondo della delinquenza e del crimine.
"Il sole è una donna" arriva esattamente da questo universo. Al centro della vicenda, al contrario di quanto si potrebbe immaginare, non c'è un giovane beur ma sua madre. Assiah è una marocchina fuggita dal Paese natale nel momento in cui ha scoperto di essere incinta: una ragazza madre rinnegata dalla...CONTINUA...
Un romanzo giallo perfetto è quello in cui, alla fine, il colpevole viene individuato, catturato e costretto a pagare per un crimine commesso. E' quello in cui il bene e la giustizia trionfano e il mistero, qualunque natura esso abbia, viene districato sotto gli occhi di chi legge, con relativo senso di appagamento. Ma in un libro che ha un sottotitolo piuttosto intrigante come "Un requiem per il romanzo giallo" deve esserci qualcosa di diverso.
Siamo in Svizzera. L'io narrante è quello di un letterato che ha appena tenuto un intervento nel corso di una noiosa conferenza sull'arte di scrivere romanzi polizieschi. Durante una notte insonne, davanti al bancone di un bar, lo studioso...CONTINUA...
Tornano le suggestioni della fantascienza d’annata, quella a misura d’uomo se è consentito usare un’immagine che cozza a prima impressione con alieno, automa futuribile o qualsiasi altra creatura, al di là della sua sostanza, che susciti mistero, inconoscibilità, terrore, paura, diversità. Diversità, forse questo è il termine che facilita la lettura più idonea a decifrare la fantascienza degli anni Settanta-Ottanta fino ai primi Novanta, quella tipicamente spielberghiana o anche - perché no – di Ridley Scott (i replicanti di Blade Runner) o James Cameron (non era, in fondo, un diverso in via d’umana accettazione il T-800 interpretato da Schwarzy dello...CONTINUA...
Non credo di essere particolarmente originale creando un parallelismo tra "La formula del professore" della scrittrice giapponese Yoko Ogawa del 2003 e il film "Memento" di Christopher Nolan del 2000. I protagonisti di entrambe le storie subiscono un brutto incidente e tutti e due appuntano sul corpo i dati fondamentali della propria esistenza. Il professore del romanzo della Ogawa utilizzando biglietti di carta e spillette da attaccare al suo abito liso e fuori moda; Leonard, il protagonista di "Memento", ricorrendo ai tatuaggi che, ogni volta, gli rammentano gli episodi salienti della sua vita.
Il professore è un uomo di 64 anni dalla memoria a scadenza limitata: mantiene ricordi per soli...CONTINUA...
Clara e Ana sono due sedicenni che scoprono di amarsi non semplicemente come due amiche, scoprono di esser fatte l’una per l’altra e traggono reciprocamente piacere dai loro corpi giovani e freschi, all’insegna dell’allegria e della leggerezza.
Siamo nel Brasile sottoposto alla dittatura militare, che esercita un rigido controllo...CONTINUA...
Il convento del titolo è quello di Mafra, un edificio mastodontico che i portoghesi oggi chiamano Palácio Nacional. A gettare le fondamenta del gigantesco convento fu, nel 1713, re Giovanni V per tenere fede ad un voto, quello che gli permise di ingravidare, dopo diversi tentativi inutili, la regina Donna Maria Giuseppa, sua consorte. Un'impresa edificatoria che fa da cornice e sfondo ad un romanzo che è storico ma è anche sociale ed immaginifico.
Il Settecento portoghese è impresso in ogni pagina, negli elenchi di Santi, confraternite, processioni ed ordini religiosi, nelle descrizioni minuziose di città, genti, contrade, fiumi, navi e viaggi. Saramago si trasforma in una sorta di cantore...CONTINUA...
L'unico nome noto di "Tutti i nomi" è quello del signor José (omonimo di Saramago!), un insignificante e incolore cinquantenne che lavora da sempre presso la Conservatoria Generale dell'Anagrafe come scritturale ausiliario. Vive da solo presso una piccola abitazione contigua alla Conservatoria alla quale può accedere tramite una porta di comunicazione che, normalmente, rimane chiusa. Il signor José, infatti, per recarsi a lavoro è obbligato a compiere il giro attraverso la strada e raggiungere gli uffici varcando la porta principale della Conservatoria come chiunque altro. Uno dei vari obblighi di servizio al quale si è adeguato mitemente.
La vita del signor José procede piatta e banale, anno...CONTINUA...
Storie di ingiustizie, dolore e riscatti
“Due file di bambini, una di fronte all’altra a salutare chi stava arrivando. Ci trovammo così a passare tra quelle ali spiegate nel segno dell’innocenza. La strada di terra battuta, cosparsa di petali rosa. Le bambine e i bambini cantavano un inno di gioia, tra le mani giunte, fiori di campo e a ogni ospite un inchino con la fronte e un sorriso. […]I bambini sorridevano e cantavano, in quel canto di vita lieve, immersi in quella loro purezza, da farti tornare la...CONTINUA...
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