Giovannino Zender, il protagonista di questo romanzo, si trova a un punto di svolta, uno di quegli snodi fondamentali che impongono delle scelte nella vita.
Siamo in pieno fascismo, negli anni Trenta, è già partita la guerra d’Africa e Giovannino, un jobrero che tanti anni prima era emigrato con la famiglia, ritorna in Vallarsa con il suo carico di esperienza e i suoi traumi di guerra. Giovannino non vuole avere un passato, non vuole ricordare, perché la sua memoria è infestata dagli incubi e dai fantasmi dei suoi compagni morti sotto le bombe. Guarda al presente, pensa ad andare avanti, ma l’arrivo al paese d’origine gli impone una sosta, dovrà necessariamente ripensare la sua vita e scegliere...CONTINUA...
“Il giorno” è un romanzo piuttosto breve ma dal peso specifico notevole. Ancora una volta Wiesel torna a parlare del dramma della colpa dei sopravvissuti. Una colpa ancora più lacerante e distruttiva se si è sopravvissuti ad un campo di sterminio nazista. Il protagonista della storia, di cui non si conosce il nome, è l’io narrante e, indubbiamente, l’alter ego dello scrittore. Una persona apparentemente normale che si porta dentro ed addosso il fardello della propria esistenza in vita.
New York, una calda serata estiva, il protagonista attraversa la strada per raggiungere il cinema insieme alla sua compagna Kathleen, ma viene investito da un taxi. Perde i sensi e rinviene solo in ospedale...CONTINUA...
Non è una lettura facile, “La banalità del male”. Pretende concentrazione, lucidità, accortezza. La Arendt è minuziosa e solerte, elenca nomi, ricorda dettagli, spiega retroscena, introduce date e fatti innestandoli con maestria in quello che vuole essere un resoconto (anche se è molto di più) del processo a cui, nel 1961, fu sottoposto Otto Adolf Eichmann. Il libro è stato pubblicato nel 1963 assemblando i reportage che Hannah Arendt aveva redatto, seguendo il processo, come inviata del New Yorker a Gerusalemme.
Perché Eichmann fu processato proprio a Gerusalemme dopo che i servizi segreti israeliani ebbero individuato e rapito l’ufficiale nazista prelevandolo dalla sua residenza in Argentina...CONTINUA...
“Un raggio di sole sbuca dal primo mattino. E va a indorare le taglienti vette delle Dolomitine. Pone in risalto i diedri, i pinnacoli, i canaloni, frammentandoli in ombre e sfavillanti riflessi di nevai. Un fascio di luce che si fa strada nel velo opaco dell’umidità per immortalare quel miracolo della natura”. (p.109)
Tra monti di grande bellezza, a diretto contatto con la natura, vive il jobrero (abitante di Obra in Vallarsa) Mario Martinelli, che in questo libro si racconta direttamente in prima persona.
Il testo, nato su sollecitazione di amici e lettori che desideravano conoscere nei dettagli la vita montanina...CONTINUA...
Non conoscevo Rocco Carbone. Ho sentito il suo nome in un programma radiofonico. Ho scelto un libro a caso e penso che ciò che io possa fare da qui in poi è continuare a leggere quanto ha scritto. Rocco Carbone è morto in un incidente nel 2008. Aveva solo 46 anni. “Libera i miei nemici” è uscito nel 2005.
Il protagonista del romanzo si chiama Lorenzo e, proprio come ha fatto Carbone per sei anni, insegna come volontario presso un carcere femminile. Lorenzo è un uomo introverso, metodico, ordinato e solitario. L’unico legame che ha, o che tenta di mantenere in vita, è quello con suo fratello Carlo. Lorenzo ha abbandonato la carriera universitaria e lavora presso la casa editrice di un dizionario...CONTINUA...
“Tu invece sei convinto di avere tutte le fascine al querto?”
Avere le fascine al querto, ossia avere la mente a posto, essere lucidi. E proprio di questo dubita il povero signor Dolfo – diminutivo di Rodolfo –che si ritrova vittima di una specie d’incantesimo dopo aver sbattuto la testa sul fo de la stria (faggio della strega) lungo il sentiero di guerra, tra i monti della Vallarsa.
Il signor Dolfo Strasalani è un montanaro – nato nel 1918, generazione cosiddetta “fortunata” – è un uomo onesto e retto, marito e padre di due bambini, cittadino consapevole e consigliere comunale, che ha cercato per anni di opporsi...CONTINUA...
“Dalle parti degli infedeli” rientra tra le micro-cronache siciliane che Sciascia più volte ha messo al centro dei suoi libri. Episodi reali e dimenticati perché apparentemente trascurabili o perché volutamente tacitati ma che, come lo scrittore di Racalmuto tiene a sottolineare, portano con sé momenti di vita esemplari e tracce di storia tutt’altro che secondarie.
La vicenda ricostruita in questo caso riguarda Monsignor Angelo Ficarra, Vescovo di Patti dal 1937 al 1957. Sciascia, nel 1979, viene in possesso delle lettere che costituiscono l’archivio del Vescovo e partendo da tali missive, ripercorre e ricostruisce cronologicamente...CONTINUA...
Tra le montagne, nel silenzio della natura, può capitare di sentire una strana voce, a volte un po’ impertinente, ma saggia: è lo spirito del bosco, che si può manifestare ovunque ci sia un albero, ma si rivela in particolare tra i monti della Vallarsa, lì dove si è combattuto durante la prima guerra mondiale e tanti ragazzi sono morti.
Lo spirito del bosco parla a due giovani amici che hanno salito insieme il passo Buole, pernottando in uno stol, (dal tedesco stollen, galleria, cunicolo) una caverna scavata dai soldati in tempo di guerra.
È una voce, oppure un venticello o forse è l’anziano signore “dal piglio gaudente...CONTINUA...
Una “sinottica dello sguardo”, una panoramica a volo d’uccello presenta, nel primo capitolo, lo scenario del romanzo: la Schüsseltal o Val Scodella, sperduta vallata trentina formata da quattordici case, che hanno visto generazioni passare tra le loro mura, dominate dai ruderi di un antico castello, oggetto di sinistre leggende.
Svetta sopra la valle il Grossherzog – il Granduca – una cima intatta e inviolabile, un nume dispotico e temuto, da trattarsi con rispetto e reverenza.
A questa terra ritorna, dopo molti anni, Luino: andatosene ancora ragazzo per cause di forza maggiore – era rimasto orfano insieme al fratello minore –...CONTINUA...
“Abito un’utopia che non è la mia. Per questa i miei nonni si sono sacrificati e i miei genitori hanno rinunciato ai loro anni migliori. Io la porto sulle spalle senza potermela scrollare di dosso.
Alcuni che non la conoscono tentano di convincermi che devo preservarla, ma non sanno quanto sia alienante accollarsi il peso dei sogni altrui e vivere un’illusione estranea.
A coloro che mi hanno imposto – senza consultarmi – questa falsa chimera voglio dire da subito che non penso di lasciarla in eredità ai miei figli”
Yoani Sanchez.
Il blog di Yoani Sanchez, spina nel fianco del regime castrista, è diventato un libro: Cuba Libre.
“Cuba Libre” ovvero la personale utopia della blogger, quello...CONTINUA...
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