Mastrocola Paola

Più lontana della luna

Storia di un’adolescenza atipica, vissuta nel rifiuto di qualsiasi omologazione e nell’inseguimento di un sogno totalizzante: questa la vicenda di Lidia, ragazzina torinese degli anni Settanta. Lidia vive a Stupinigi, in una scuderia della Palazzina di caccia dei Savoia. La sua famiglia è modesta, il padre fa l’operaio alla Fiat, la madre è verduraia al mercato. Possiedono un cavallo, Pino, che diverrà per molti anni fedele compagno e confidente della ragazza. Lidia è intelligente, ma i suoi studi non potranno proseguire, per ragioni economiche, oltre la terza media...CONTINUA...

Fontana Giorgio

Babele 56. Otto fermate nella città che cambia

Babele rende bene l’immagine di un caos, linguistico prima di tutto. La Babele raccontata da Fontana non è la torre biblica, ma la città di Milano. Uno dei luoghi possibili. Una delle tante città italiane in cui gli immigrati arrivano, vivono, si muovono, lavorano, parlano. Questo libro racconta un viaggio e alcune storie, perché senza incontrare storie, facce e voci è quasi inutile viaggiare. Otto fermate, quelle della 56: a Milano c’è l’usanza poetica di chiamare i bus al femminile. La 56 è l’autobus degli immigrati, quello che percorre via Padova. Storie in movimento e che parlano la lingua della strada. Persone che hanno lasciato un Paese, il loro, e sono...CONTINUA...

Messina Antonio

Ofelia e la luna di paglia

POSTFAZIONE Ogni romanzo di Antonio Messina riesce a stupirci e ci conduce in realtà sempre diverse e nuove. Dopo i racconti filosofico-fantasy di “La memoria dell’acqua” e le complicate trame de “Le vele di Astrabat”, dove la prosa era fitta di descrizioni e i personaggi si muovevano sulla scena dando vita a storie intrecciate, con “Ofelia e la luna di paglia” ci troviamo di fronte a un romanzo breve e scorrevole, in cui s’alternano in giuste dosi dialoghi e narrazioni, in una struttura polifonica. Sono infatti i vari personaggi, dal loro punto di vista, ad accompagnarci nella realtà virtuale. CONTINUA...

Miyazaki Hayao

Ponyo sulla scogliera

Può una pesciolina rossa innescare una rivoluzione dell’ecosistema? Nei film di Miyazaki accade anche questo, senza che nessuno se ne abbia a sorprendere, né i personaggi della storia dell’ultimo lungometraggio del maestro dell’animazione orientale, né tanto meno gli spettatori amanti abituati ai suoi universi cangianti, caleidoscopici e metamorfici. Con Ponyo sulla scogliera Miyazaki ci regala il suo film dall’apparenza più infantile e lineare, nel quale il sempre frastornante quadro visivo è posto al servizio di un’amicizia quanto mai fanciullesca, tra un bimbo di cinque anni e un pesce rosso dalle vaghe sembianze antropomorfe. Siamo al centro di una fiaba...CONTINUA...

Werfel Franz

Una scrittura femminile azzurro pallido

Minuziosa, sofisticata, introspettiva, complessa e, a tratti, persino un po’ ridondante. Così ho percepito la scrittura di Werfel. Analitico fino all’eccesso, calato in un’analisi psicologica continua che non lascia spazio alle ipotesi. “Una scrittura femminile azzurro pallido” è un libro del 1941 e risente fortemente dell’atmosfera politica, storica ed intellettuale che al tempo si respirava in Europa. Al centro della vicenda un uomo: Leonida. “Per quel nome opprimente non meno che eroico poteva dir grazie a suo padre, che a parte questa eredità, da povero insegnante di ginnasio qual era, non gli aveva lasciato altro che un’intera collezione di classici greci e latini, nonché dieci annate...CONTINUA...

Travaglio Marco

Per chi suona la banana

A volte basta la lettura di poche righe per non farci pentire dell’acquisto di un libro: “Spazia con la stessa incompetenza su tutti gli argomenti dello scibile umano” (pag. 101). Quale lettore del Corriere della Sera mi sono sempre chiesto perché mai al prof. Angel Whitebread, autore di editoriali fotocopia, pieni di impegnativi quanto evanescenti concetti come liberalismo, riformismo, per lo più fossero risparmiate le repliche di tutti coloro i quali, ancora non del tutto svincolati dalla realtà, dovevano aver pur chiaro quanti racconti surreali venivano scritti e spacciati per analisi competenti. Meno male allora che qualcuno si è accorto delle caratteristiche fantasy di questi editoriali...CONTINUA...

Eastwood Clint

Gran Torino

Quando Walt Kowalski tira fuori l’accendino, nel malinconico epilogo di Gran Torino, ci tornano in mente tutti i personaggi interpretati dal grande Clint Eastwood, regista, attore e musicista californiano che ha consacrato la sua vita – soprattutto la vecchiaia, mai tanto ispirata in un artista del mondo di celluloide – alla settima arte, lungometraggio dopo lungometraggio, in un crescendo stilistico e narrativo che lo ha consacrato come il più grande cantore cinematografico delle contraddizioni d’America. Patria amata-odiata, cui non ha risparmiato – come anche in questa vicenda - feroci critiche, senza mai dimenticare l’afflato lirico, ancorché sovente doloroso...CONTINUA...

Aronofsky Darren

The Wrestler

Eroi al tramonto, potremmo scrivere a giusta ragione. Il destino di Mickey Rourke e Randy “The Ram” Robinson, suo alter ego di celluloide, non sembrano poi cosi differenti se inquadrati nell’ottica dell’ american dream: dalle stelle alla polvere – ma per Rourke il giusto riscatto, una nuova folgorante carriera nel mondo del cinema, potrebbe arrivare proprio da questo film, nonostante l’Oscar mancato per un soffio. Il regista newyorchese Darren Aronofsky, al suo quarto lungometraggio, dimostra ancora una volta il suo eclettismo tematico: dopo aver analizzato le paranoie matematiche (Il teorema del delirio), la schiavitù dalle dipendenze di droga...CONTINUA...

Nothomb Amélie

Mercurio

I dialoghi sono senza dubbio il punto forte di “Mercurio”. Un testo che per la sua enfasi e la sua natura potrebbe facilmente essere rappresentato in teatro. La Nothomb, però, in questo libro risulta essere meno avvincente del solito. Nella seconda parte appare addirittura un po’ sbrigativa, vagamente superficiale, come se avesse avuto fretta di concludere la storia, di trovare un epilogo. E, probabilmente, per convincersi e convincerci della sua buona fede, di epiloghi ne ha scritti ben due. A mio avviso entrambi insoddisfacenti. Mercurio, oltre che essere un noto elemento chimico, è anche il nome del messaggero degli dèi, protettore dei viaggiatori, della comunicazione, dei ladri e dei truffatori...CONTINUA...

Kundera Milan

Il valzer degli addii

“Si fonda su un archetipo formale del tutto diverso da quello degli altri miei romanzi. E’ assolutamente omogeneo, senza digressioni, composto di una sola materia, raccontato con lo stesso tempo, è molto teatrale, stilizzato, basato sulla forma del vaudeville”. Così Milan Kundera descrive, ne “L’arte del romanzo”, il suo “Il valzer degli addii”. Cinque capitoli, cinque giornate. I personaggi che animano il “valzer” si muovono in una località termale boema, un Paese in cui la retorica del regime sovietico e il peso delle sue restrizioni è forte, seppure i personaggi, primo tra tutti il ginecologo Škreta, riescano a trovare sistemi molto personali ed originali per sfuggire o, quanto meno...CONTINUA...