A volte basta la lettura di poche righe per non farci pentire dell’acquisto di un libro: “Spazia con la stessa incompetenza su tutti gli argomenti dello scibile umano” (pag. 101).
Quale lettore del Corriere della Sera mi sono sempre chiesto perché mai al prof. Angel Whitebread, autore di editoriali fotocopia, pieni di impegnativi quanto evanescenti concetti come liberalismo, riformismo, per lo più fossero risparmiate le repliche di tutti coloro i quali, ancora non del tutto svincolati dalla realtà, dovevano aver pur chiaro quanti racconti surreali venivano scritti e spacciati per analisi competenti.
Meno male allora che qualcuno si è accorto delle caratteristiche fantasy di questi editoriali...CONTINUA...
Quando Walt Kowalski tira fuori l’accendino, nel malinconico epilogo di Gran Torino, ci tornano in mente tutti i personaggi interpretati dal grande Clint Eastwood, regista, attore e musicista californiano che ha consacrato la sua vita – soprattutto la vecchiaia, mai tanto ispirata in un artista del mondo di celluloide – alla settima arte, lungometraggio dopo lungometraggio, in un crescendo stilistico e narrativo che lo ha consacrato come il più grande cantore cinematografico delle contraddizioni d’America. Patria amata-odiata, cui non ha risparmiato – come anche in questa vicenda - feroci critiche, senza mai dimenticare l’afflato lirico, ancorché sovente doloroso...CONTINUA...
Eroi al tramonto, potremmo scrivere a giusta ragione. Il destino di Mickey Rourke e Randy “The Ram” Robinson, suo alter ego di celluloide, non sembrano poi cosi differenti se inquadrati nell’ottica dell’ american dream: dalle stelle alla polvere – ma per Rourke il giusto riscatto, una nuova folgorante carriera nel mondo del cinema, potrebbe arrivare proprio da questo film, nonostante l’Oscar mancato per un soffio. Il regista newyorchese Darren Aronofsky, al suo quarto lungometraggio, dimostra ancora una volta il suo eclettismo tematico: dopo aver analizzato le paranoie matematiche (Il teorema del delirio), la schiavitù dalle dipendenze di droga...CONTINUA...
I dialoghi sono senza dubbio il punto forte di “Mercurio”. Un testo che per la sua enfasi e la sua natura potrebbe facilmente essere rappresentato in teatro. La Nothomb, però, in questo libro risulta essere meno avvincente del solito. Nella seconda parte appare addirittura un po’ sbrigativa, vagamente superficiale, come se avesse avuto fretta di concludere la storia, di trovare un epilogo. E, probabilmente, per convincersi e convincerci della sua buona fede, di epiloghi ne ha scritti ben due. A mio avviso entrambi insoddisfacenti.
Mercurio, oltre che essere un noto elemento chimico, è anche il nome del messaggero degli dèi, protettore dei viaggiatori, della comunicazione, dei ladri e dei truffatori...CONTINUA...
“Si fonda su un archetipo formale del tutto diverso da quello degli altri miei romanzi. E’ assolutamente omogeneo, senza digressioni, composto di una sola materia, raccontato con lo stesso tempo, è molto teatrale, stilizzato, basato sulla forma del vaudeville”. Così Milan Kundera descrive, ne “L’arte del romanzo”, il suo “Il valzer degli addii”. Cinque capitoli, cinque giornate. I personaggi che animano il “valzer” si muovono in una località termale boema, un Paese in cui la retorica del regime sovietico e il peso delle sue restrizioni è forte, seppure i personaggi, primo tra tutti il ginecologo Škreta, riescano a trovare sistemi molto personali ed originali per sfuggire o, quanto meno...CONTINUA...
“Chiusi gli occhi e vidi me stesso a otto anni. Un altro ragazzino mi teneva per mano, guidandomi. Entrambi indossavamo le uniformi delle Pantere. Era assurdo, in un certo senso riuscivo quasi a sentire il palmo umido della mano del ragazzino, potevo sentire l’odore dell’erba appena tagliata, il tuono che rimbombava nel temporale intorno a noi. Il bambino mi portò verso una porta aperta e ci trovammo immersi in una luce blu diffusa. Era l’interno della navicella aliena? Non potevo dirlo, ma quando ci muovemmo verso la luce, vidi che c’era qualcun altro, qualcuno più alto di noi. Quell’uomo aveva un potere assoluto su di noi, come se fosse un re. Alzai...CONTINUA...
“Nuvole di drago” è il primo di una serie di volumi sui viaggi di Luciano Troisio e contiene otto reportage da paesi asiatici (Laos, Vietnam, Cambogia, Tailandia, Giappone, Cina) realizzati in periodi diversi, tra il 1991 e il 2008. Si tratta di lunghi anni di frequentazione di queste terre e di conoscenza approfondita dei luoghi e delle popolazioni.
Luciano Troisio è un infaticabile globetrotter, ma è soprattutto uno scrittore e un letterato che ama coinvolgere i lettori nei suoi itinerari di viaggio.
L’Asia costituisce per l’Autore la “cuna del mondo”, la madre di tutte...CONTINUA...
Uno sguardo realistico e disincantato sull’adolescenza, un film che, pur avendo vinto il premio per la regia al Torino Film Festival, passò in Italia generando nelle sale il consueto disinteresse di massa – favorito, come logica vuole in questi casi, dalla pessima distribuzione. La schivata, seconda regia del talentuoso tunisino Abdellatif Kechiche (Tutta colpa di Voltaire, premio Opera Prima a Venezia 2000 - Cous cous, 2007) è un’opera di viva potenza espressiva, che indaga l’adolescenza al margine delle banlieu parigine evitando tutti i possibili stereotipi del caso, al contrario partendo da un punto di vista che, attraverso...CONTINUA...
Un certo re, grande e potente, chiese una volta ad un poeta: «Cosa posso darti di tutto ciò che possiedo?» Egli rispose saggiamente: «Qualsiasi cosa, sire... tranne il vostro segreto». (titoli di testa)
La scena si apre con Guy Van Stratten (Robert Arden), che attraversa una piazza innevata di Monaco e si dirige verso la sporca e desolata abitazione di Jacob Zouk (Akim Tamiroff), malato e prossimo alla dipartita ("Here I am. At the end of the road. Sebastianplatz 16”): vuole avvisarlo che si trova in imminente pericolo di vita, e non per cause naturali. Poi il flash-back, già anticipato nei titoli di testa (l’aereo).
Una notte nel porto di Napoli: un uomo, pugnalato alle spalle da un improbabile...CONTINUA...
“Tutti questi zainetti, Antonella, queste stanze di dormitorio, tradizioni del posto, calzini sporchi, e-mail, lingue diverse, birrette, libri in prestito, mercati… Tutte cazzate, te lo ripeto: la famosa ‘gente da tutto il mondo’, come immaginavo, non esiste. I cinesi? Dove li metti i cinesi, Antonella? E hai mai incontrato in ostello un iraniano? E pensa all’Africa quanto è grande… L’hai mai visto uno del Burundi fare l’autostop in Bolivia? Eccola la tua gente da tutto il mondo: i paesi dominanti, le economie forti, i figli giocherelloni dei colonizzatori.” (pp.10-11)
La terra vista dalla luna, dagli occhi di...CONTINUA...
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