Timiadis Emilianos

Chiamati alla libertà

I fratelli e le sorelle di Bose dialogano con il metropolita Emilianos di Silyvria e ne esce un libro ricco di riflessioni e di idee, un testo da meditazione, ma anche il racconto di una vita lunga, attiva, tutta tesa alla ricerca del dialogo ecumenico. Consapevole che la divisione tra cristiani costituisce uno scandalo, il metropolita manifesta una potente volontà d’incontro, un’analisi attenta degli ostacoli e delle concrete possibilità di superarli: la conoscenza reciproca è, a questo scopo, importantissima ed evita di rimanere legati a stereotipi o visioni caricaturali dell’altro....CONTINUA...

Mariotti Alessandro

Mircea Eliade

“Forse mi spingo troppo oltre, ma ho ogni motivo di credere che nel suo inconscio metta i libri al di sopra degli dèi. Più che a questi vota un culto a quelli. In ogni caso, non ho incontrato nessuno che li amasse quanto lui”. Cosi si espresse Emil Cioran, nei suoi Esercizi d’ammirazione, a proposito dell’amico e compatriota Mircea Eliade. Già questa breve e significativa affermazione ci dà la misura del rapporto tra Eliade e la letteratura, il quale trascende la natura meramente fisica per palesarsi al lettore di questa interessantissima biografia come unione metafisica, spirituale. Ogni gesto, ogni azione, la natura...CONTINUA...

Hosoda Mamoru

La ragazza che saltava nel tempo

Finalmente è arrivato anche da noi in Italia, sia pure solo in dvd e in edizione limitata, un lungometraggio animato made in Japan che ha fatto incetta di premi in diversi festival,  non tutti rigorosamente di genere. La ragazza che saltava nel tempo, diretto da Mamoru Hosada, noto per la regia della fortunata serie dei Digimon, è un’opera agile e scorrevole e tipicamente adolescenziale, ma dai risvolti imprevedibili e dal retrogusto dolcemente malinconico. È la storia di Makoto, liceale un po’ svagata e indifferente al succedersi degli eventi, catapultata improvvisamente in una dimensione temporale immediatamente precedente a quella vissuta. Il...CONTINUA...

Carver Raymond

Vuoi star zitta, per favore?

A volte capita: compro un libro solo perché incuriosita dal titolo. E’ accaduto anche nel caso di “Vuoi star zitta, per favore?”. Non avevo mai sentito parlare di Raymond Carver. Ho semplicemente iniziato a leggere i ventidue racconti che compongono il libro. L’impatto è stato sorprendente. Il primo racconto si intitola “Grasso”. Mi ha stupito, fin da subito, la scrittura di Carter. Detto in maniera brutale: scrive come si parla. I dialoghi sono il punto forte di ogni racconto. E i personaggi parlano esattamente come parlerebbe chiunque nella vita reale. Non c’è la formalità, la compostezza, la regolarità di un testo scritto solamente per essere letto. Lo spettro è più ampio ed imperfetto...CONTINUA...

Forni Marco

Momenti di vita

Il passato di un popolo foggia il suo presente, ne costituisce le radici ultime e profonde e dunque non può e non deve essere dimenticato, pena la perdita della propria identità. Ricordare non significa rimanere prigionieri di un passato di fatica, di povertà e di sofferenze ormai soppiantato da un presente denso di benessere, ricordare è essere consapevoli di sé, di quale strada si sta percorrendo e di quale direzione intraprendere. Il ricco e documentatissimo libro di Marco Forni si colloca in...CONTINUA...

Schneider Helga

Il rogo di Berlino

Dopo la nascita di mio fratello Peter, mia madre scoprì di aver sbagliato carriera. Ben presto si convinse che servire la causa del Führer fosse più onorevole dell’allevare i propri figli; così ci abbandonò entrambi in un appartamento di Berlin-Niederschönhausen e si arruolò nelle SS. Era l’autunno del 1941 e le forze tedesche se la passavano male sul fronte russo. Così si interrompe l’infanzia di Helga Schnider. Era il 1941 e lei aveva solo 4 anni. “Il rogo di Berlino” racconta una doppia tragedia, quella della piccola Helga e quella della città di Berlino. E’ in corso la II Guerra Mondiale e la città tedesca è oggetto di continui attacchi aerei. I civili sono costretti a scappare...CONTINUA...

Cocteau Jean

I ragazzi terribili

“Les enfants terribles” venne pubblicato nel 1929. Cocteau lo aveva scritto in soli diciassette giorni, durante la sua permanenza presso una clinica di Saint-Cloud dove era ricoverato per disintossicarsi. Nel 1950 lo scrittore volle che il regista Jean-Pierre Melville portasse il suo racconto sul grande schermo. “I ragazzi terribili” è una tragedia nel senso più classico del termine. Cocteau, infatti, attraverso la lettura ci conduce a teatro. Crea atti e scene, ci pone di fronte a sipari che si aprono e chiudono, mostra cambi di luce, pause e movimenti tipici degli attori sul palcoscenico. I protagonisti, i ragazzi terribili, sono Paul ed Elisabeth, fratello e sorella. Incarnazione dello...CONTINUA...

Stella Gian Antonio, Rizzo Sergio

La deriva

Quando mi capita di scrivere del carattere degli italiani e del loro rapporto con le Istituzioni cito spesso una frase, che tutti avrete sentito (forse in qualche bar?) e di certo anche condivisa da parte di voi che mi leggete: "chissenefrega se fa gli affari suoi, l'importante è che faccia anche i miei". Che poi il meccanismo "virtuoso" funzioni davvero bene, nell'affidarsi a coloro che pensano innanzitutto ai propri interessi, è tutto da dimostrare; va notato semmai che si parla di interessi "miei" e non dello Stato o della società italiana nel suo complesso. Ebbene l'ultimo libro di Stella - Rizzo, "La deriva", ripropone temi già affrontati nella "Casta", l'ultimo successone editoriale della...CONTINUA...

Sorrentino Paolo

Il divo

C’è chi lo chiamava Belzebù, pur se egli si rimetteva a Dio, rifuggendo la logica del caso. C’è chi lo ha chiamato in molti modi, spesso antitetici nel significato. C’è anche chi lo ha amato sinceramente, seppur strano, e discretamente se ne prendeva cura. C’è chi lo ha odiato profondamente, perché simbolo del malaffare, dei sincretismi bui e dalle conseguenze dolorose tra poteri dello Stato e poteri occulti. Difficile attraversare tutto il tempo dell’Italia repubblicana, dai suoi albori al suo declino morale, ideale e spirituale, restando sempre identico a se stesso. Una figura gommosa, che più la manipoli e più ritorna la stessa: ci si stanca di lottare contro...CONTINUA...

DeLillo Don

I nomi

“I numeri si comportano, le lettere no.” (pag. 241). I nomi, The names. Questo romanzo di Don DeLillo, scrittore americano nato da genitori italiani emigrati negli States dopo la prima guerra mondiale (cfr. Wiki Ita ; Wiki en), citato come uno dei maggiori esempi del postmoderno americano (ne ho letto in “Raccontare il postmoderno” di Ceserani. Lo stesso critico citato da Ceserani, e di cui, ahimé, non ricordo il nome, prendeva ad esempio “I nomi” ed un altro romanzo per far emergere le differenze fra le caratteristiche del moderno e quelle del post-moderno, che riduceva...CONTINUA...