Deep Purple

Concerto for Group and Orchestra

"Quando due mondi si incontrano" diceva, con una buona dose di enfasi, la locandina del concerto avvenuto il 24 settembre 1969 alla Royal Albert Hall di Londra: protagonisti dell'evento furono l'allora giovane band dei Deep Purple e la Royal Philarmonic Orchestra diretta da Sir Malcom Arnold. Una collaborazione pionieristica tra mondi apparentemente, ma solo apparentemente, molto lontani che peraltro non rimase isolata e che negli anni a venire fu motivo ed esempio per altre sperimentazioni musicali, sia da parte degli stessi Deep Purple che di altre band rock. Artefice dell'operazione fu Jon Lord, organista di formazione classica che non a caso, come al termine di un coerente percorso artistico...CONTINUA...

Giordano Paolo

La solitudine dei numeri primi

“Alice gli sfiorò il mento con una mano e con delicatezza gli fece ruotare la testa. Fu solo un’ombra quella che Mattia vide protendersi verso di sé. D’istinto chiuse gli occhi e poi sentì la bocca calda di Alice sopra la sua, le sue lacrime sulle guance, o forse non erano le sue, e infine le mani, così leggere, che gli tenevano ferma la testa e riafferravano i suoi pensieri imprigionandoli tutti lì, nello spazio che ora mancava tra di loro” (p.154). Uno dei momenti più intensi della narrazione, di vicinanza laddove la distanza l’aveva fatta sempre da padrona, è questa breve descrizione del primo, (in)atteso bacio tra Alice e Mattia. Due numeri primi, dei primi gemelli, cosi vicini...CONTINUA...

Ugolini Pietro

Giustiniano

“Una volta, quando le case erano di sasso e sulle strade c’era la polvere, mio zio si chiamava Giustiniano”. Viene presentato così, attraverso le parole del nipote, il protagonista del romanzo, una figura positiva ed equilibrata, fedele ai suoi ideali fino alla morte. Giustiniano è ebreo, antifascista e liberale, è l’anziano farmacista di un piccolo borgo rurale, è conosciuto e stimato da tutti. Uomo buono, contrario alla prepotenza e alla violenza, si rifiuta di trasformare il pascolo delle sue...CONTINUA...

Burton Tim

Sweeney Todd. Il diabolico barbiere di Fleet Street

Tim Burton non finirà mai di stupirci, questo è certo. Se si esclude il trascurabilissimo e poco fantasioso remake de Il pianeta delle scimmie, il regista americano, quanto a originalità di temi - anche gli adattamenti, come nel caso in questione, vivono sempre del suo personalissimo tocco creativo - e sviluppo visivo degli stessi non ha mai deluso chi ama il suo geniale modo di far cinema. Nel caso di Sweeney Todd, il barbiere più sanguinario che si ricordi, l'artista californiano i rischi se li piglia tutti e ancor di più: adatta un musical macabro per il cinema, usando per lo più i brani di Stephen Sondheim. Bizzarra e rischiosa, la nuova creatura...CONTINUA...

Penn Sean

Into the wild

Trama: Un ventiduenne statunitense, che ama la letteratura, benestante, dopo la laurea decide di cominciare a girare per il paese, da solo, lasciando famiglia e identità, assumendone una nuova, quella di Alex Supertramp. Dona in beneficenza i propri risparmi, e va, lavorando quando capita il necessario per mantenersi, sognando di raggiungere infine l'Alaska e stare “into the wild”, a contatto con la natura. Il suo viaggio dura due anni, nel corso dei quali incontra persone, si fa amici, che inevitabilmente lascia per inseguire il suo sogno. Lo realizza, raggiunge...CONTINUA...

Coen Joel, Coen Ethan

Non è un paese per vecchi

In puro stile Coen, i due fratelli terribili del cinema americano trasportano sullo schermo un noto romanzo di uno dei più grandi narratori americani in attività. No country for old men, scritto da Cormac McCarthy e trasposto da Ethan e Joel Coen, ci racconta di una terra di confine (tra il Texas e il Messico, evocativa di western crepuscolari) in cui i mutamenti antropologici e comportamentali sono più difficili da interiorizzare, un luogo che è sempre America ma che è assai lontano dalla smania di progresso continuo e prolungato degli opulenti Stati del Nord. L’America delle contraddizioni qui è rappresentata nel suo confine più tradizionale...CONTINUA...

Wong Kar-wai

Hong Kong Express

Storie di solitudine, di lettere spedite e mai aperte o aperte in ritardo, di poliziotti che hanno perduto l’amore e di donne enigmatiche e sfuggenti, sullo sfondo di una Hong Kong dalle mille luci e dai frastornanti colori, ancorché spesso notturna e anch’essa sfuggente, dove la pioggia sostituisce le lacrime mai versate, trattenute in una dimensione che elude sovente la realtà per farsi stadio intermedio che non è nemmeno sogno. O lo è solo in parte. Il primo film da esportazione del cineasta di Hong Kong Wong Kar-wai, oggi notissimo in Occidente grazie a capolavori come In the mood for love e 2046, è un’opera bizzarra e a tratti surreale...CONTINUA...

Petri Elio

Roma ore 11. Adattamento teatrale della compagnia Mitipretese

Io non ho letto il libro-inchiesta di Petri sui fatti di via Savoia del gennaio 1951, né visto il film che De Santis ne ha tratto. Ho assistito a questo spettacolo un martedì di febbraio. La riduzione del testo è stata approntata dalla Mitipretese, compagnia di quattro donne, attrici e registe di se stesse. Lo spettacolo ha vinto il premio Eti-gli Olimpici, nel 2007, come miglior spettacolo di innovazione. Ora, a dire il vero, tutta questa “innovazione” non ce l'ho vista, anche se mi è piaciuto molto. Tutto inizia a luci accese, palco agghindato con lenzuola bianche stese, e quella sarà la scena per tutta la durata, e le attrici che, dai due lati della...CONTINUA...

Nuti Francesco

Willy Signori e vengo da lontano

Con Willy Signori e vengo da lontano si comincia a percepire come netta la distanza tra pubblico e critica nel valutare le opere di Francesco Nuti. Se Caruso Pascoski, film d’un anno precedente, aveva sostanzialmente diviso (comunque con prevalenza di critiche negative), Willy Signori è assolutamente bollato come film dalla sceneggiatura inesistente, con l’aggravante dell’accrescersi del narcisismo dell’attore-regista, pur al cospetto di due degne attrici come la Ferrari e la Galiena. La vena surreale del comico toscano pare debordare oltremodo, sempre a parere della critica, e le commedie sentimentali sul filo della malinconia (Casablanca...CONTINUA...

Ponzi Maurizio

Son contento

Terza e conclusiva collaborazione con l’amico e regista Maurizio Ponzi, Son contento è anche l’ultima pellicola in cui Francesco Nuti non si dirige (se si eccettua Concorso di colpa di Claudio Fragasso, ultima apparizione del comico toscano sul grande schermo, datata 2005), uscita nelle sale due anni prima di Casablanca Casablanca, suo convincente esordio dietro la macchina da presa. Della trilogia ponziana, consumata nell’arco di un paio di stagioni (1982-83), Son contento è certamente l’opera più ambiziosa e ricca di spunti di riflessione, ancorché Io, Chiara e lo Scuro sia nel complesso un film meglio riuscito...CONTINUA...