Bodrov Sergej

Mongol

Tra storia e mito, epopea e leggenda il regista russo Sergej Bodrov, autore incline al fiabesco adulto (Il bacio dell’orso, opera trascurabile) e al drammatico velato di fiaba surreale (Il prigioniero del Caucaso, assolutamente da riscoprire), porta sul grande schermo la vita dello straordinario guerriero mongolo Gengis Khan (1162 -1227), dall’infanzia fino alle soglie della gloria. Ispirato dal poema La storia segreta dei Mongoli, ma anche da La leggenda della freccia nera, libro dello storico russo Lev Gumilev, Bodrov sceglie per un’opera dall’ampio respiro e dai toni elegiaci, andando quasi totalmente in opposizione alla storiografia...CONTINUA...

Salvatores Gabriele

Denti

A tre anni dal fantascientifico Nirvana (1997), film curioso, non del tutto riuscito e lontano dai kolossal hollywoodiani di genere, Gabriele Salvatores partorì la sua opera più inquieta, simbolica e sperimentale, a tratti decisamente più visionaria del lungometraggio precedente. Denti, tratto dall’omonimo testo di Domenico Starnone, è un viaggio sovente allucinato con copiose digressioni nell’onirico, alla ricerca di un mistero fisico che ne nasconde uno esistenziale: l’origine e la natura di due abnormi incisivi sviluppatisi nella bocca di un bimbo, Antonio, il quale sin dall'infanzia vive interiormente quest'angosciosa realtà come una condanna, palesando all'esterno un...CONTINUA...

Messina Antonio

Dissolvenze

  Figure femminili evanescenti e danzanti compaiono in liriche d’amore, di omaggio, di evocazione: è la nuova raccolta poetica di Antonio Messina, dove troviamo voci e tematiche già presenti nella sua narrativa e qui sviluppate con altro tono. La musicalità prevale e insistito è l’uso di una tecnica anaforica che segna il ritornare del tema, dell’immagine, nel desiderio di trattenerla prima della dissolvenza finale. CONTINUA...

Murakami Haruki

Kafka sulla spiaggia

“La mia mente si addentra nel territorio dei sogni senza che me ne accorga. Sono sempre cosi silenziosi, quando ritornano. Sto stringendo Sakura. Lei è fra le mie braccia, e io sono dentro di lei. Non voglio più essere manipolato da cose esterne alla mia volontà. Non voglio più essere gettato nella confusione. Ho già ucciso mio padre. Ho già violato mia madre. E adesso sto penetrando mia sorella. Se la maledizione esiste preferisco andarvi incontro di mia iniziativa. Voglio che tutto finisca al più presto. Voglio togliermi il più presto possibile questo peso dalle spalle. E dopo, non voglio mai più essere coinvolto nei progetti di qualcun altro, ma...CONTINUA...

Travaglio Marco, Gomez Peter

Se li conosci li eviti

C'è una palese inesattezza nell'ultima opera di Travaglio - Gomez: il titolo. "Se li conosci li eviti" è una sorta di continuazione ideale di "Onorevoli wanted" e prologo a quello che potrebbe presto essere un "Onorevoli wanted 2. Il ritorno". O meglio ancora "Onorevoli wanted 2" e basta, visto che non se ne è andato proprio nessuno. Qui sta l'inesattezza. Conosciuti e non evitati perché, come sappiamo, grazie al "porcellum" l'attuale legge elettorale, proporzionale senza preferenze, regalataci dall'On. Calderoli, l'elettorato sostanzialmente non fa che approvare le nomine effettuate dalle segreterie dei partiti. I quali partiti, a differenza di un qualsiasi semplice elettore (informato)...CONTINUA...

Christoff Boris

Russische Opernarien und Lieder

“Di voci così non se ne sentono più”. Questa una dei tanti lamenti da parte dei melomani più severi e con più primavere sulle spalle. In parte sono gli eccessi di chi tende a mitizzare il passato, ma all’ascolto di quel gran vocione “bizantino” di Christoff, non pare affatto siano affermazioni del tutto campate in aria. Un artista che per oltre trent’anni è stato protagonista indiscusso del palcoscenico e la cui ascesa nel firmamento lirico ha avuto inizio subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Fu un suo omonimo, re Boris III ad assegnargli una borsa di studio per dedicarsi al canto in Italia, dopo averlo notato come solista nel coro di Gussla di Sofia. Sotto la guida del baritono...CONTINUA...

Kipnis Alexander

Omaggio ad Alexander Kipnis

Non vi saprei dire se la causa siano stati i troppi omogeneizzati agli estrogeni e/o la carenza di insegnanti di canto competenti; tant'è che nell'attuale panorama lirico la carenza di autentici bassi profondi, surrogati al più da baritoni corti, è un dato assodato; e chi, vuoi per passione, vuoi per mera curiosità, volesse ascoltare un'autentica voce grave, piena e sonora fino al mi sotto il rigo, troverà molto più materiale (e qualità) andando indietro nel tempo, affidandosi a registrazioni storiche come questa della G.O.P. dedicata ad Alexander Kipnis. Nato a Zitomir (Ucraina) nel 1891, Kipnis iniziò a cantare a dodici anni nel coro di voci bianche del paese natale. Col passare del tempo...CONTINUA...

Reitman Jason

Juno

Forse è il miglior modo di affrontare le avversità. Quello di prenderle di petto e trasformarle in energia positiva, vitale. È ciò che accade alla 16enne Juno MacGuff, eroina del nuovo cinema americano, allorché si scopre incinta dopo una “prima volta” improvvisa, improvvisata, comunque cercata, fortemente voluta. Cercata e voluta perché l’adolescenza è cosi, è tutta un impulso dionisiaco, è il tempo il cui abbandonare le paure ed osare: per scoprire, e scoprirsi. E Juno scopre che c’è vita in sé, una vita altra che certo disorienta a 16 anni, e che in quanto tale deve essere espulsa prematuramente. La ragazza ha fatto sesso col...CONTINUA...

Scorsese Martin

Kundun

Kundun vuol dire “prescelto”, ma anche “presenza”, “oceano di saggezza”, tutti appellativi che racchiudono l’essenza del Budda. Kundun è il Budda reincarnato, il nome che i monaci buddisti tibetani riservano al “Sacro Signore”, il Dalai Lama. Martin Scorsese, dieci anni or sono, a poca distanza temporale dal più hollywoodiano Sette anni in Tibet (diretto dal francese Jean-Jacques Annaud e interpretato da Brad Pitt), propose una più personale, intima e rarefatta chiave di lettura del tempo cruciale del quattordicesimo – e ancora attuale – Dalai Lama, nel momento in cui il Sacro Signore, incarnazione del Budda della Compassione,...CONTINUA...

Melchior Lauritz

Arias and duets

Immagino vi sarà capitato di sentire di una fantomatica “epoca d’oro della lirica”. Al di là dell’uso strumentale e commerciale che viene fatto di queste espressioni, non è poi così campato in aria parlare di un periodo splendente e – forse - irripetibile, visto che al tempo furoreggiavano cantanti come Lauritz Melchior, di cui gli attuali interpreti non hanno proprio nulla da invidiare quanto a preparazione musicale e tecnica, ma spesso molto sotto l’aspetto propriamente vocale. Il nostro (Copenhagen 1890 – Los Angeles 1973), “tromba d’argento”, intraprese la carriera canora inizialmente come baritono dal 1913 al 1917 (debutto ufficiale come Silvio ne “I pagliacci”) presso l’Opera di Stato...CONTINUA...