Coen Joel, Coen Ethan

Non è un paese per vecchi

In puro stile Coen, i due fratelli terribili del cinema americano trasportano sullo schermo un noto romanzo di uno dei più grandi narratori americani in attività. No country for old men, scritto da Cormac McCarthy e trasposto da Ethan e Joel Coen, ci racconta di una terra di confine (tra il Texas e il Messico, evocativa di western crepuscolari) in cui i mutamenti antropologici e comportamentali sono più difficili da interiorizzare, un luogo che è sempre America ma che è assai lontano dalla smania di progresso continuo e prolungato degli opulenti Stati del Nord. L’America delle contraddizioni qui è rappresentata nel suo confine più tradizionale...CONTINUA...

Wong Kar-wai

Hong Kong Express

Storie di solitudine, di lettere spedite e mai aperte o aperte in ritardo, di poliziotti che hanno perduto l’amore e di donne enigmatiche e sfuggenti, sullo sfondo di una Hong Kong dalle mille luci e dai frastornanti colori, ancorché spesso notturna e anch’essa sfuggente, dove la pioggia sostituisce le lacrime mai versate, trattenute in una dimensione che elude sovente la realtà per farsi stadio intermedio che non è nemmeno sogno. O lo è solo in parte. Il primo film da esportazione del cineasta di Hong Kong Wong Kar-wai, oggi notissimo in Occidente grazie a capolavori come In the mood for love e 2046, è un’opera bizzarra e a tratti surreale...CONTINUA...

Petri Elio

Roma ore 11. Adattamento teatrale della compagnia Mitipretese

Io non ho letto il libro-inchiesta di Petri sui fatti di via Savoia del gennaio 1951, né visto il film che De Santis ne ha tratto. Ho assistito a questo spettacolo un martedì di febbraio. La riduzione del testo è stata approntata dalla Mitipretese, compagnia di quattro donne, attrici e registe di se stesse. Lo spettacolo ha vinto il premio Eti-gli Olimpici, nel 2007, come miglior spettacolo di innovazione. Ora, a dire il vero, tutta questa “innovazione” non ce l'ho vista, anche se mi è piaciuto molto. Tutto inizia a luci accese, palco agghindato con lenzuola bianche stese, e quella sarà la scena per tutta la durata, e le attrici che, dai due lati della...CONTINUA...

Nuti Francesco

Willy Signori e vengo da lontano

Con Willy Signori e vengo da lontano si comincia a percepire come netta la distanza tra pubblico e critica nel valutare le opere di Francesco Nuti. Se Caruso Pascoski, film d’un anno precedente, aveva sostanzialmente diviso (comunque con prevalenza di critiche negative), Willy Signori è assolutamente bollato come film dalla sceneggiatura inesistente, con l’aggravante dell’accrescersi del narcisismo dell’attore-regista, pur al cospetto di due degne attrici come la Ferrari e la Galiena. La vena surreale del comico toscano pare debordare oltremodo, sempre a parere della critica, e le commedie sentimentali sul filo della malinconia (Casablanca...CONTINUA...

Ponzi Maurizio

Son contento

Terza e conclusiva collaborazione con l’amico e regista Maurizio Ponzi, Son contento è anche l’ultima pellicola in cui Francesco Nuti non si dirige (se si eccettua Concorso di colpa di Claudio Fragasso, ultima apparizione del comico toscano sul grande schermo, datata 2005), uscita nelle sale due anni prima di Casablanca Casablanca, suo convincente esordio dietro la macchina da presa. Della trilogia ponziana, consumata nell’arco di un paio di stagioni (1982-83), Son contento è certamente l’opera più ambiziosa e ricca di spunti di riflessione, ancorché Io, Chiara e lo Scuro sia nel complesso un film meglio riuscito...CONTINUA...

Allen Woody

Sogni e delitti (Cassandra’s Dream)

Il bel titolo originale, Cassandra’s Dream (inutile dirvi che l’italiana “traduzione” Sogni e delitti, per quanto prossima al tema trattato, è assai più banale), ispirato a giusta ragione,  vista la vicenda, all’omerica profetessa di sventure, è già di per sé un indizio per capire dove culmina il trittico di pellicole londinesi di Woody Allen. Non in un luogo fisico, o per lo meno non soltanto, visto che Londra si è rivelata scenario quanto mai suggestivo e verosimile per le opere in questione, ma in un luogo psichico, esistenziale. Come nel capostipite Match Point, con la stessa fredda geometria, il regista di Manhattan ci parla ancora...CONTINUA...

Nuti Francesco

Casablanca Casablanca

La prima regia di Francesco Nuti, Casablanca Casablanca, è un ideale seguito di Io, Chiara e lo Scuro, pellicola che rivelò l’artista toscano al grande pubblico e che metteva in rilievo il rapporto d’amorosi sensi tra il protagonista e il panno verde. Come noto ai suoi estimatori, ma non soltanto, Nuti e il biliardo si sono amati davvero anche nella realtà; di qui la facilità del comico toscano nel mescolare, in un duplice universo tematico che si intreccia, si sfugge, si rincorre, si lascia e si ritrova nel momento culmine, sentimento amoroso classico (ancora una volta Giuliana De Sio) e passione per il panno verde. E questa volta...CONTINUA...

Penn Sean

Into the wild

La metafora del viaggio come fuga e/o ricerca è sempre stata molto letteraria. O meglio, in letteratura ha reso assai più che in altre arti. Che sia stato esteriore o interiore, ludico o esistenziale, senza ritorno o meno, il viaggio in letteratura ha sempre affascinato per quella forza immaginifica che porta con sé e che invita il lettore a fantasticare su luoghi, circostanze e volti, trasfigurati dal nostro intimo percepire, per ognuno differente. Il cinema ha avuto meno fortuna nello sviluppare il tema, spesso prendendolo a prestito proprio dalla letteratura; meno possibilità di insinuare quelle curiosità che attengono alla sfera del non visto, dell’immaginazione...CONTINUA...

Mishima Yukio

La voce delle onde

“Il ragazzo sentì che esisteva un perfetto accordo fra lui e quell’opulenza della natura circostante. Trasse un profondo respiro e fu come se una parte di quell’invisibile che costituisce la natura avesse permeato l’intimità del suo essere. Sentiva il fragore delle onde che si frangevano sulla spiaggia ed era come se il battito del suo sangue giovane fosse sincronizzato col movimento delle grandi maree. Indubbiamente la natura stessa soddisfaceva le sue necessità, perché Shinji non sentiva particolarmente la mancanza di musica nella propria vita quotidiana”. (p.44)  E proprio come una musica, come un canto soave, lontano, arcaico e primordiale si libera...CONTINUA...

Nuti Francesco

Tutta colpa del paradiso

Forse nessuno avrebbe potuto immaginare, oltre vent’anni fa, che lo stambecco bianco sarebbe apparso davvero. Un maschio bianco, albino totale. Apparso proprio lì, la scorsa estate, nel paradiso in cui Francesco Nuti ha ambientato la sua pellicola più lirica, intima e malinconica, ai piedi del Monte Rosa. Vent’anni e più son passati da Tutta colpa del Paradiso, secondo lungometraggio diretto dal regista toscano e apice rappresentativo del suo originale modo di far cinema. Dopo Casablanca Casablanca, ideale seguito di Io, Chiara e lo Scuro, diretto da Ponzi, Nuti decide di puntare su una storia che assume, sin dal principio, le fattezze...CONTINUA...