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Milano
“Verba volant scripta manent”. Il discorso di Caio Tito al senato romano che ha dato luogo al celeberrimo proverbio lo possiamo intendere non soltanto come invito alla prudenza ma semmai come necessità di mettere nero su bianco delle parole che altrimenti finirebbero presto nel dimenticatoio. Ci sono parole anche di celebri artisti contemporanei che - paradossi di una presunta società dell’informazione - effettivamente rischiano di essere presto dimenticate se non si torna ad una documentazione cartacea spesso spacciata per obsoleta; tanto più in un’Italia che si caratterizza per istituzioni governative...CONTINUA...
Non ricordo proprio dove avevo letto di “Vita agra di un anarchico” come del libro che meglio era riuscito a raccontare la vita di Luciano Bianciardi. Al di là di affermazioni con intenti promozionali, l’opera di Pino Corrias, che pare aver contribuito fin dalla sua prima edizione del 1993 alla progressiva riscoperta dell’autore grossetano, è un' autentica biografia con taglio giornalistico e quindi qualcosa di diverso rispetto gli interventi critici contenuti nei saggi di letteratura italiana. Le tre parti di “Vita agra di un anarchico”, Grosseto, Kansas, Milano e Uscita Rapallo, scandiscono la...CONTINUA...
Babele rende bene l’immagine di un caos, linguistico prima di tutto. La Babele raccontata da Fontana non è la torre biblica, ma la città di Milano. Uno dei luoghi possibili. Una delle tante città italiane in cui gli immigrati arrivano, vivono, si muovono, lavorano, parlano. Questo libro racconta un viaggio e alcune storie, perché senza incontrare storie, facce e voci è quasi inutile viaggiare. Otto fermate, quelle della 56: a Milano c’è l’usanza poetica di chiamare i bus al femminile. La 56 è l’autobus degli immigrati, quello che percorre via Padova. Storie in movimento...CONTINUA...
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