Categoria:
letteratura americana
Non poteva che essere questo il titolo dell’autobiografia di Bruce Springsteen, “nato per correre”. Scrivere un’autobiografia vuol dire che si pensa che la storia della propria vita possa interessare a qualcuno, un gesto abbastanza autoreferenziale che secondo me dovrebbe essere riservato solo a persone ormai avanti con gli anni o che sanno di essere vicine alla fine. Mi è capitato spesso di vedere in libreria autobiografie di giovani star della musica o addirittura di nuovi influencer poco più che ventenni, cosa mai avranno di così interessante da raccontare? Come puoi capire qualcosa...CONTINUA...
Elizabeth Strout è uno di quei nomi che mi è capitato di notare centinaia di volte in libreria e su molte pagine internet. Ho spesso snobbato chi genera tanto clamore. Poi, quasi senza volerlo, ho deciso di leggere uno dei suoi romanzi. Uno qualsiasi, mi sono detta. È una donna che scrive e, forse, vale la pena leggere qualcosa per crearsi almeno un'opinione. Ebbene, nonostante la quasi casualità e l'iniziale diffidenza, ho trovato Elizabeth Strout decisamente interessante. Mi è piaciuto molto il modo in cui la scrittrice americana ha tessuto la trama del suo "Mi chiamo Lucy Barton", il modo in...CONTINUA...
Molti anni fa, seguendo un programma in TV, sentii dire che se un uomo nero è ricco, colto e potente viene considerato automaticamente un bianco. Mi venne da pensare: è considerato bianco dai bianchi o bianco dai neri? Probabilmente da entrambi. Godere di certi privilegi sembra poter tramutare una persona nera in una persona bianca o, almeno, sembra far dimenticare a molti che il nero è nero. Il razzismo di fondo è lampante. I neri, in sostanza, raggiungono lo stesso livello dei bianchi a patto che dimostrino di possedere ricchezza, cultura e potere. Insomma esistono prerogative che appartengono...CONTINUA...
Negroland non è Harlem a New York, né Bronzeville a Chicago, è un club esclusivo privo di confini geografici, protetto da benessere e privilegi in un paese lacerato dai conflitti razziali. Negroland è «l’élite di colore», una classe nascosta tra le pieghe di una nazione che ha creato il mito della società senza classi. È un microcosmo regolato da un’etichetta minuziosa, ossessionato dalla perfezione, in cui si bada alle sfumature della pelle, alle forme dei nasi, a lozioni, parrucche e capelli. Figlia dell’alta borghesia nera, Margo Jefferson ha il lignaggio ideale...CONTINUA...
"Our Souls at Night". Se ne è parlato parecchio di recente per via del film presentato nel corso della 74esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia ed interpretato da Jane Fonda e Robert Redford. Tanti apprezzamenti, tanto clamore certo, ma non mi sembra di aver letto o sentito alcun riferimento a Kent Haruf. E' lui l'autore di "Our Souls at Night", "Le nostre...CONTINUA...
Da quello che abbiamo potuto capire, anche leggendo attentamente l’ampia bibliografia presente del libro edito da Tre Editori, l’opera di George M. Young sui cosiddetti cosmisti rappresenta il contributo più completo e più organico che fino ad ora sia stato pubblicato nei paesi occidentali. In poco meno di trecento pagine Young è riuscito infatti a delineare, con grande chiarezza e con uno stile accessibile anche ai non esperti, le origini remote e lo sviluppo diversificato di un movimento che non è possibile comprendere davvero se non immergendosi in quella che viene definita la “geografia spirituale”...CONTINUA...
Con "Benedizione" si chiude la "Trilogia della pianura". Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 2013, a nove anni di distanza da "Crepuscolo" e a quattordici da "Canto della pianura". Una distanza che personalmente ho rilevato e sentito. Perché "Benedizione", a mio avviso, è molto diverso dai due libri precedenti. E' diverso perché appare più greve o forse solo più consapevole. Haruf è ormai famoso e unanimemente apprezzato nel 2013. E' uno scrittore di settanta anni che purtroppo morirà a breve. Il suo scrivere rimane essenziale, incisivo e pacato, la sua Holt è sempre e comunque...CONTINUA...
Proprio come mi ero ripromessa, sono tornata a Kent Haruf e alla sua "Trilogia della pianura". Dal primo "Canto della pianura", letto, amato e recensito, al secondo "Crepuscolo". Aspettative inevitabilmente alte, aspettative generosamente rispettate. C'è poco da fare: è lo "stile Haruf" che ho ritrovato ed è lo "stile Haruf" che continua ad incantarmi. Sarà pure stato avvicinato e paragonato ad altri colossali mostri sacri della letteratura americana ma, per quanto mi riguarda, Kent Haruf scrive solo come Kent Haruf e tanto basta a fare di "Crepuscolo" un'ottima lettura. Di nuovo...CONTINUA...
"Canto della pianura" è il primo libro della "Trilogia della pianura". A seguire, in ordine, "Crepuscolo" e "Benedizione" che, se tanto di mi dà tanto, dovrò leggere, necessariamente. Perché Haruf sembra essere una penna degna di ogni interesse. Le ragioni sono semplici esattamente come la sua scrittura. Haruf non riempie le pagine di nebulosi circuiti di parolastre, non si bea dello scrivere per il puro gusto di scrivere, non decanta personaggi insulsi e non annoia nemmeno per un istante. L'occhio di chi legge non può che godere di una scrittura pulita, semplice e luminosa e non...CONTINUA...
Il tema di fondo di questo romanzo è cosa si è disposti a fare, fin dove possiamo spingerci pur di essere notati, apprezzati, considerati, che non è lo stesso che essere amati. È una cosa proprio diversa. C’è un bisogno più insaziabile dell’amore sembra voler insegnare questo romanzo: essere ritenuti bravi, interessanti, intelligenti, belli, creativi. Essere amati può succedere anche se si è stupidi e brutti, ma l’ essere considerati interessanti e creativi ci fa emergere dalla massa, ci fa accedere alla categoria degli eletti. Evie, la protagonista de “Le ragazze”, ha questa aspirazione, essere...CONTINUA...
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