Bonnefoy Miguel

Zucchero nero

A suo tempo avevo letto "Il meraviglioso viaggio di Octavio", primo, convincente romanzo di Miguel Bonnefoy, scrittore in lingua francese di padre cileno e madre venezuelana. Avevo amato lo spirito meraviglioso, magico e commovente che aveva animato la vita e il viaggio di Octavio. Ora, a distanza di qualche anno, ho tra le mani "Zucchero nero", opera seconda dello stesso scrittore che ha saputo confermare di possedere il talento di un buon narratore, dotato di originalità, di grande immaginazione ma, soprattutto, di possedere un profondo legame con la terra che ha generato i suoi avi: il Venezuela. Un paese ricco e povero allo stesso tempo, una...CONTINUA...

Landi Antonio

Non di solo pane

Gesù e la prassi del digiuno La frase "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce per bocca di Dio" (Matteo 4,4; Luca 4,4) è diventata ormai proverbiale e, devo ammetterlo, mi ha sempre colpito, per quanto io non sia tipo da digiuni, né possa permettermelo per ragioni di struttura fisica, né la mia famiglia, pur cattolica praticante, li abbia mai osservati. Dei famosi venerdì di Quaresima io ricordo il baccalà o le seppie in umido con polenta che preparava mia madre, tutte pietanze ottime e, direi, poco "penitenziali". Si mangiava con moderazione, ma non ci mortificava il palato. CONTINUA...

Romagnolo Raffaella

La masnà

Maznà: «bambino». Da prov. a. masnada «servidorame; famiglia; prole» (da lat. mediev. *mansionata, derivato di lat. mansionem «dimora»). ATTILIO LEVI, Dizionario Etimologico del dialetto piemontese, 1927. Una nota che si trova all'inizio del romanzo, il secondo della carriera per Raffaella Romagnolo. Masnà, dunque, in dialetto piemontese sta per bambino o bambina. Una creatura ingenua, innocente, incapace di scegliere e giudicare. E di "masnà" in questo libro ce ne sono almeno tre: Emma, Luciana ed Anna. Nonna, figlia e nipote. Una piccola saga di famiglia declinata al femminile che si snoda lungo un sessantennio, dalla metà degli anni '30 alla metà degli anni '90 del Novecento in Monferrato...CONTINUA...

Cardarelli Francesco

Il triangolo rosso

Il triangolo rosso, nei campi di concentramento nazisti, identificava i prigionieri politici, politischer Vorbeugungshäftling, ovvero massoni, sacerdoti e tutti coloro che si potevano ipotizzare oppositori del regime. Un contrassegno attribuito anche a Mario, protagonista del romanzo di Francesco Cardarelli, nonostante presto si capisca che l’unica colpa del giovane soldato italiano di leva era stata quella di non essere rientrato per tempo in caserma, fuggito per qualche ora dalla fidanzata Velia. Poi la galera, l’8 settembre e il ritrovarsi alla mercé dei nazisti vollero dire il trasferimento a Dachau; e di conseguenza mesi e mesi tra la vita e la morte, a stretto contatto con la brutalità...CONTINUA...

Ferrarotti Franco

Al santuario con Pavese

Storia di un'amicizia L'illustre e ormai nonagenario sociologo Franco Ferrarotti ha avuto in gioventù la fortuna di conoscere personalmente Cesare Pavese, che ormai era uno scrittore affermato, e di ricevere da lui anche brevi lettere, oltre che consigli su libri da tradurre per Einaudi. Questo gli dà l'occasione non solo di rispolverare i suoi ricordi, ma di fare precise osservazioni critiche "correggendo" alcune interpretazioni che sono state fatte su Pavese come scrittore e come uomo. Il CONTINUA...

Pirozzi Sergio

La scossa dello scarpone: anatomia di una passione sociale

Da originaria di una delle “capitali” dei terremoti che hanno flagellato il Bel Paese nel Novecento, Gemona del Friuli, ho seguito con trepidazione le vicende di Amatrice e del suo circondario, una terra per certi aspetti più simile alla nostra friulana di tante altre zone terremotate magari più importanti nella memoria collettiva (bastino due nomi fra i tanti: Assisi e L’Aquila).  Ed è inevitabile, ripercorrendo la storia di questo sisma, raccontata dal primo cittadino del suo “capoluogo”, andare con la mente al Friuli di quarant’anni fa e a qualche analoga vicenda italiana dagli esiti forse meno luminosi. Amatrice sta in montagna, è un borgo in provincia di Rieti la cui identità e particolarità...CONTINUA...

Antiseri Dario

Credere. Dopo la filosofia del XX secolo

Nel novembre del 2005 fecero molto discutere – almeno negli ambienti accademici – alcune affermazioni di Dario Antiseri, contenute in un articolo di “Vita e Pensiero”. Sostanzialmente il filosofo cattolico prendeva le distanze da una certa idea di relativismo, di individualismo e di nichilismo che aveva fatto di Benedetto XVI il campione di una presunta riscossa cristiana contro il dilagare di ateismo e di laicismo. Potevamo leggere infatti: “non è la scienza che nega lo spazio della fede. Questo spazio hanno preteso di cancellarlo filosofie – esiti di pensiero forte – nelle quali, con motivazioni differenti, si è creduto di divinizzare l’uomo ed eliminare Dio”. Pensiamo appunto a tutti i tentativi...CONTINUA...

Postorino Rosella

Le assaggiatrici

"A settembre del 2014 lessi su un giornale italiano un trafiletto a proposito di Margot Wölk, l'ultima assaggiatrice di Hitler ancora in vita. Frau Wölk aveva sempre taciuto riguardo alla sua esperienza, ma all'età di novantasei anni aveva deciso di renderla pubblica. Il desiderio di fare ricerche su di lei e la sua vicenda fu immediato. Quando, qualche mese dopo, riuscii a trovare il suo indirizzo a Berlino, con l'intenzione di inviarle una lettera per chiederle un incontro, appresi che era morta da poco. Non avrei mai potuto...CONTINUA...

Némirovsky Irene

Lo Sconosciuto

Il racconto lungo "Lo sconosciuto" è in realtà un estratto da "Suite Francese", l'ultimo romanzo della Némirovsky, rimasto incompiuto e avente come tema principale l'invasione e occupazione tedesca della Francia nel maggio 1940 con il conseguente esodo della popolazione. Sono fatti che la scrittrice ha vissuto in prima persona, in modo tragico e con un epilogo ancora peggiore, dal momento che è stata deportata ad Auschwitz e lì uccisa. Questo...CONTINUA...

Koopman Jo

La notte di Auschwitz

Diario inedito di un ebreo olandese “La notte di Auschwitz” è un breve testo apparso a dispense tra l’agosto 1945 e il marzo 1946 nel mensile clandestino della Resistenza neerdandese Het Baken (Il Faro). In seguito non fu più ripubblicato, solo nel 1975 apparve una traduzione in inglese e poi il testo finì nell’oscurità. Ora, dopo che tanti altri scritti di vario genere sulla Shoah sono apparsi, le Edizioni Dehoniane lo ripropongono. Un’operazione editoriale volta a far ricordare sempre quei tragici eventi...CONTINUA...