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antonio franchini
Ci sono due città: la città dei vivi, la città dei morti. C'è uno sbirro morto che si chiama D'Arco, ha gli occhi bianchi e mille cicatrici. È lui a narrarci questa storia. C'è un uomo misterioso, Lazlo, che gli affida un incarico, e lui non può che accettare. C'è un canto che si leva ogni notte dalla città dei morti: è il canto dei bambini uccisi. C'è un bambino che non canta: è la guida per risolvere il caso. C'è un passaggio, dalla città dei morti a quella dei vivi, così come c'è per il viaggio contrario. C'è un'organizzazione criminale che uccide i bambini, sempre di più. C'è un Uomo di luce...CONTINUA...
Antonio Franchini, autore dell'ampia postfazione alla nuova edizione di "Città amara", sembra suggerire che i critici letterari americani abbiano interpretato in maniera piuttosto contraddittoria il mondo raccontato da Leonard Gardner nel suo unico romanzo. Da un lato chi vi ha voluto vedere la rappresentazione dell'altra faccia del cosiddetto sogno americano e chi, invece, vi ha visto, in maniera più specifica, un racconto tutto interno al mondo della boxe, o almeno della boxe di terza categoria, a cavallo tra dilettantismo e professionismo. Comunque la si voglia vedere è un dato di fatto che...CONTINUA...
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