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Benedetta Tavani
“Poi, alzando furbescamente lo sguardo, aggiunse: Sembra che questa sia una giornata di ricongiungimenti” (pag. 409). Così si rivolge il mercenario Nicomo Cosca ad un sindaco donna, ormai un po’ avanti negli anni, e che molti lettori di Joe Abercrombie potranno intuire aver molto a che fare con una letale avventuriera incontrata nella trilogia della “Prima Legge” e in “Il sapore della vendetta”. Vecchie...CONTINUA...
“Non prima che siano impiccati” ci è apparso subito un titolo un po’ anomalo per un romanzo epic-fantasy, privo di suggestioni sia “epic” che “fantasy”. Non sappiamo perché sia stata scelta proprio la citazione tratta da Heinrich Heine, “Ognuno dovrebbe perdonare i propri nemici, ma non prima che siano impiccati”, in testa alla prima parte del romanzo (da qui il titolo), ma a pensarci un attimo, soprattutto se già lettori del primo volume della trilogia “La prima legge”, certo sarcasmo risulta in sintonia con lo stile di Joe Abercrombie e soprattutto con la rappresentazione dei tanti personaggi...CONTINUA...
Al termine di “Non prima che siano impiccati”, secondo volume della trilogia “La prima legge”, avevamo lasciato Jezal, Bayaz, Ferro, e gli altri esploratori alla ricerca del “seme”, ormai di ritorno dai confini del mondo circolare. Ugualmente interlocutoria la situazione degli altri personaggi, reduci da vicende altrettanto se non più sanguinose. Adesso, come in ogni trilogia che si rispetti, Abercrombie, nel suo “L’ultima ragione dei re”, riprende il filo interrotto e ci ripropone, senza operare troppe premesse...CONTINUA...
La vita del settantenne John Perry sembra essere diventata finalmente tranquilla: congedato dalle Forze di Difesa Coloniale, dove aveva servito con un corpo di ventenne, vive con Jane Sagan (anche lei ex militare delle FDC, creata pochi anni prima da un assemblaggio di dna, tra cui quello della defunta moglie di Perry) e la figlia adottiva Zoe, ed è diventato amministratore e difensore civico del tranquillo pianetino di Huckleberry, popolato da un gran numero di immigrati indiani. Dopo aver sventato il piano stragista di Boutin, lo scienziato parzialmente resuscitato nel corpo del soldato Jared...CONTINUA...
La bambina bionda ritratta sulla copertina di “Vita di Tara” non deve trarre in inganno e tanto meno indurci a consultare subito wikipedia con tutta la sua elencazione di sottogeneri letterari. Si finirebbe per incontrare il termine “Juvenile fantasy”, col quale “si indicano delle storie di letteratura per ragazzi con elementi fantasy”; e così si potrebbe pensare che Graham Joyce abbia voluto seguire le orme di Joanne Rowling o di Lyman Frank Baum. Niente di più sbagliato. Lo stesso scrittore britannico, al momento di congedarsi tra note e ringraziamenti, scrive: “Antonia S. Byatt mi ha ispirato...CONTINUA...
Il dubbio rimane fino alla fine: il libro della scrittrice Jo Walton è semplicemente un fantasy, seppur del tutto particolare, o piuttosto rappresenta una sorta di bildungsroman che si arricchisce delle fantasie della quindicenne Mori, quasi a voler depistare il lettore? Ad oggi, se andiamo a leggere gli interventi critici dedicati a questo romanzo, edito in Italia quest’anno ma sugli scaffali canadesi fin dal 2010, non mi pare sia possa rilevare una risposta univoca; ed anzi è proprio questa voluta e felice ambiguità ad aver attirato l’attenzione dei lettori, anche di quelli meno inclini ad apprezzare...CONTINUA...
Tra le tante categorie di lettori che possono decretare o meno il successo di un libro, sono convinto sia capitale la differenza tra i “puristi” e coloro che hanno un approccio più eclettico, meno condizionato dai generi. E’ quindi probabile che nell’ormai lontano 1983, quando negli Stati Uniti fu pubblicata la prima edizione di “Armageddon Rag” senza ricevere il riscontro sperato, malgrado il romanzo fosse stato nominato per il Locus Award e ilWorld Fantasy Awards, abbiano prevalso il lettori “puristi”, poco propensi ad apprezzare un’opera che si divide tra romanzo generazionale e thriller arricchito...CONTINUA...
Non sappiamo se la Paramount abbia già acquistato i diritti di altri libri di Scalzi per poi fare il seguito cinematografico di “Old Man’s War” (in Italia uscito come “Morire per vivere” per i tipi di Gargoylebooks), ma credo che agli occhi del lettore potrà risultare evidente come quella che si annuncia una vera e propria saga si presti particolarmente bene ad essere trasferita dalla pagina stampata al grande schermo. Il motivo è presto detto: gli ingredienti di spettacolarità ci sono tutti, abbinati ad argomenti oggettivamente inquietanti che pure avevamo già conosciuto tra le pagine dei romanzi...CONTINUA...
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