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gruppo 63
Nell’anno fatale del 1968, mentre la società sembra esplodere nell’urto con nuovi linguaggi e nuove espressioni di un disagio crescente e illusoriamente creduto impossibile, all’incipit dell’era del consumo beato, Alberto Arbasino scrive questo romanzo - che uscirà l’anno dopo per Feltrinelli - che io leggo nell’ edizione Adelphi del 2001 - e che è già, tra le moltissime cose, l’arguta satira, la caricatura gioiosa, l’impietosa critica, l’elaborato sfottò, raffinato e super finto goliardico, di quegli anni violentemente inconsapevoli e per qualcuno formidabili. Crocevia di tutte le metamorfosi...CONTINUA...
«Salto mortale racconta … no, non racconta un bel nulla» osservava Angelo Guglielmi a proposito di uno dei testi più sperimentali di Luigi Malerba. Vero. Sono i romanzi che raccontano storie, e le raccontano innanzitutto perché presuppongono un tempo lineare che dipanandosi spiega, chiarisce, sviluppa e risolve, o in bene o in male. “Salto mortale” invece non è un romanzo, perché il suo tempo interiore non è il tempo rettilineo che procede portando ogni cosa verso la sua destinazione conclusiva, bensì un tempo circolare, come un salto mortale appunto, in cui l'arrivo coincide con il punto di partenza...CONTINUA...
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