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Ingmar Bergman
Su uno sfondo rosso, senza musica d'accompagnamento, cominciano a comparire i titoli di testa; nel silenzio, solo un lieve rintocco, davvero impercettibile, sembra echeggiare - è un orologio ornamentale, quasi vivisezionato da Bergman, che ne insegue ogni più piccolo dettaglio. Passeranno circa sette minuti, dai titoli di testa, prima che la voce faccia il suo ingresso nella pellicola. In questi sette minuti sospesi nel tempo c’è tanto del cinema del maestro svedese, c’è soprattutto un’idea estetica non vincolata dal rumore, dal suono, dalle parole che spesso distraggono...CONTINUA...
Sin dai primordi della sua folta filmografia, Ingmar Bergman, cineasta principe del cinema scandinavo d’ogni tempo, dimostrò di essere un autore completo, capace di trovare uno stile narrativo e una ricerca estetica molto personale ma allo stesso tempo visivamente molto efficace. Una delle prime opere che palesa il suo spessore autoriale è indubbiamente Un’estate d’amore, pellicola nella quale il regista svedese fa confluire profonde suggestioni personali che abilmente trasfigura negli agrodolci ricordi di una protagonista inquieta.
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Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te. Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male.
Maschere, volti, allucinazioni, simbolismi, inconscio. Teatro, autobiografia. Cinema: finzione. L’ora del lupo è quel tempo interminabile, per chi teme il sopraggiungere del buio, compreso tra le due e le cinque del mattino, il frangente in cui si palesano i fantasmi...CONTINUA...
A quasi dieci anni da Interiors, Woody Allen con Settembre dà vita alla sua seconda pellicola interamente bergmaniana. Nella cornice di una casa di campagna nel Vermont, in una giornata di fine agosto, sei persone si trovano a trascorrere una serata insieme. Stephanie (Diane Wiest), ospite dell’amica Lane (Mia Farrow) per l’intera estate, è una donna con un matrimonio in crisi e due figli che la attendono. Lane, donna insicura e insoddisfatta, vive un rapporto conflittuale con una madre (Elaine Stricht) le cui scelte di vita ne hanno segnato profondamente l’esistenza (un...CONTINUA...
Dopo il successo di pubblico e critica ottenuto nel 1977 con Io e Annie (premio Oscar per film, regia e sceneggiatura), Woody Allen, fino ad allora incline ad una vena di commedia prima comico-stralunata e poi ricercata e colta, con Interiors costruisce la sua prima incursione nel cinema drammatico. Lo fa ispirandosi a colui che ha sempre ritenuto essere una sorta di mentore cinematografico: Ingmar Bergman. Il primo elemento che connota l’approccio al dramma è proprio quello caratteristico dei film bergmaniani: una fotografia che si fa espressione e che sovrasta con...CONTINUA...
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