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La stanza senza fine
“Nel mondo fuori, l’unico ‘potere’ che lui aveva mai avuto era quello di ricordare le cose con dolorosa esattezza. Non che Nico ricordasse tutto, ma quello che ricordava era vivido come un altro presente. Finora aveva sempre subìto questo talento come una condanna, utile solo per le nostalgie di fine estate. Ora però, forse per la prima volta in vita sua, Nicodemo Bencivenga sentì di essere al posto giusto nel momento giusto”. p.135
Trovare la giusta distanza, non solo semantica ma anche e soprattutto concettuale, tra oblio ed eternità può essere un grande dilemma filosofico...CONTINUA...
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