Categoria:
letteratura concentrazionaria
A voler essere pedanti forse dovremmo definire letteratura concentrazionaria soltanto gli scritti "nati dall'esperienza dei campi di concentramento". Interpretazione fin troppo restrittiva almeno se pensiamo ai "Racconti dal ghetto di Lodz": gli ebrei presenti in quello che inizialmente voleva essere solo un centro di raccolta, poi diventato un polo industriale a basso costo di manodopera, erano in tutto e per tutto prigionieri senza alcuna via di scampo, seppure non in un campo di concentramento ufficiale. L'opera di Abram Cytrin, elaborata tra il 1940 e il 1944, rappresenta quindi qualcosa di...CONTINUA...
Difficile immaginare un contesto più infelice di Auschwitz per esibire al meglio le doti fondamentali del giocatore di scacchi: pazienza, lealtà, disinteresse, rispetto delle regole, entusiasmo e astensione da tutti i vizi che annebbiano il cervello. Eppure nel romanzo di John Donoghue uno dei protagonisti è l’orologiaio ebreo Emil Clément, un autentico genio della scacchiera, alla mercé della barbarie nazista e, pur "häftling" a tutti gli effetti, costretto a dare scacco matto agli avversari per salvare delle vite. Momenti spaventosi che rimangono scolpiti nella memoria di Clément e che risaltano...CONTINUA...
È evidente che quando nel novembre 1940 Witold Pilecki, capitano dell'Armata polacca, si fece arrestare dai nazisti per poi essere mandato sotto falso nome ad Auschwitz, non sospettava minimamente il guaio in cui si era cacciato. L'intento era quello di infiltrarsi, raccogliere informazioni e organizzare una rete clandestina pronta a prendere il controllo del campo. Un'idea ingenua e destinata al fallimento: sopravvissuto miracolosamente dopo mesi e mesi di sofferenze, Pilecki trovò il modo di darsi alla fuga quando ormai era chiaro che il segnale di rivolta non sarebbe mai arrivato. "Il volontario...CONTINUA...
I sonderkommandos erano i gruppi speciali di deportati adibiti ad un compito infamante: collaborare con i nazisti quale manovalanza di sterminio ebraico. In pratica questi detenuti avevano il compito di condurre i loro compagni alla morte, e poi venivano costretti a rimuovere i corpi dalle camere a gas e a procedere alla cremazione. Gruppi speciali che erano destinati comunque ad una periodica eliminazione, sempre per non lasciare testimonianza di quanto accadeva: coloro che appartenevano ad un sonderkommando oltre a portarsi sulle spalle la piena consapevolezza di partecipare allo sterminio...CONTINUA...
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