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Quindici minuti. Forse venti. Tanto basta per leggere il breve memoir di Violette Ailhaud. Un libricino che ha alle spalle una vicenda abbastanza singolare ed affascinante. La Ailhaud scrisse questa storia, la sua storia, nel 1919 e la lasciò in un cassetto. Alla sua morte, nel 1925, gli eredi trovarono tra le carte del testamento una lettera che, secondo le precise indicazioni di Violette, nessuno avrebbe dovuto toccare fino all'estate del 1952. Solo in quella data la busta venne aperta e si scoprì che conteneva un manoscritto. L'autrice specificava che dovesse essere affidato al maggiore...CONTINUA...
“Chiusi gli occhi e vidi me stesso a otto anni. Un altro ragazzino mi teneva per mano, guidandomi. Entrambi indossavamo le uniformi delle Pantere. Era assurdo, in un certo senso riuscivo quasi a sentire il palmo umido della mano del ragazzino, potevo sentire l’odore dell’erba appena tagliata, il tuono che rimbombava nel temporale intorno a noi. Il bambino mi portò verso una porta aperta e ci trovammo immersi in una luce blu diffusa. Era l’interno della navicella aliena? Non potevo dirlo, ma quando ci muovemmo verso la luce, vidi che c’era qualcun altro...CONTINUA...
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